Dopo aver scoperto che eravamo libere di andare e venire quando e come ci pareva, io e Cristina, accompagnate occasionalmente da qualche altra temeraria, cominciammo davvero ad andare e venire come e quando ci pareva. Provate a pensare all'emozione che si prova quando si mette piede per la prima volta a New York, quella sensazione di essere entrati direttamente nello schermo del cinema e di poter incontrare un personaggio mitico, non importa se vero o fittizio, dietro ogni angolo. Anzi, di essere diventati noi stessi uno di quei personaggi mitici. E poi pensate di provare quella sensazione a sedici anni, per tre settimane di fila, completamente libere di fare tutto quello che vi pare. Soldi permettendo, visto che in teoria era già stato tutto pagato e non avremmo dovuto spendere di più. E oltretutto il cambio era intorno a 1$ per 2000 lire.
E così mangiavo poco, in quel periodo, prevalentemente mele verdi, e camminavo in media dieci chilometri al giorno. Tutta la città a piedi. Tutta. La mattina prendevamo il ferry da Staten Island e tornavamo la sera, a volte a notte fonda. Una volta andammo a un concerto jazz al Village Vanguard. Si fumava, allora. Era un vero jazz club, buio e sotterraneo e fumoso.
Una volta incontrammo un ragazzo bellissimo che sembrava James Dean e che ci portò a fare un giro al parco. Scoppiò un temporale, io mi tolsi le espadrillas per non far sciogliere la suola e corsi a rifugiarmi con lui sotto l'arco che c'è vicino alla Behesda Fountain (ci sono stata di recente e l'ho riconosciuto). A piedi nudi nel parco, cantando sotto la pioggia e saltellando per evitare i cocci di bottiglia e le siringhe.
Una volta incontrammo un ragazzo simpatico che comprò due birre per noi ultraminorenni e bevve con noi dal sacchetto di carta marrone per la strada. Poi, visto che si avvicinava l'alba, ci invitò a casa sua a fare colazione. "Volentieri!" rispondemmo. "Dove abiti?" "Nel Bronx." E via, in metropolitana, a fare colazione nel Bronx alle 5 del mattino con uno sconosciuto (era la parte residenziale del Bronx, quella non pericolosa, ma noi non lo sapevamo).
I nostri genitori, ovviamente, non sospettavano nulla. L'unica volta che ci tradimmo fu il giorno che ce ne andammo a spasso per Harlem. (1. Continua)
Sarai tornata a casa che pesavi 20 Kg, allora!
RispondiEliminaIl jazz club è eccezionale. Avrei sopportato anche il fumo, mi sa :)
Mi sa che locali così vanno scomparendo anche a NYC, o sbaglio?
Bellissima la vostra spensieratezza, e l'incoscienza. Ma i prof del vostro corso non vi cercavano minimamente?
Ps Mi hai fatto venire un po' in mente un locale a SF, tra North Beach e Chinatown, di cui non ricordo il nome, dove suonano blues. Non si fumava se non erro, però in compenso anche i muri sapevano di alcol. E ci imbattemmo in un concerto blues di quelli proprio ruvidi, col bluesman con gli anelli d'oro al mignolo e i baristi allucinatissimi che tenevano a bada la folla delirante a suon di bicchieri che scivolavano sul bancone. Bancone pieno di dollari per le mance e bicchieri.
Mai scesa sotto i 47, in buona parte localizzati nella parte posteriore.
EliminaQuando siamo stati a NY di recente abbiamo passato una bella serata in un locale del Village dove c'era un ottimo concerto blues, del tutto inaspettato perché in zona ultraturistica. Infatti nella seconda parte ce ne siamo andati perché si è riempito di orrendi americani grassi sudati ubriachi e urlanti.
Comunque cerca di ricordarti il nome del locale di SF, perché la zona è quella dove abito io, e se c'è ancora un posto così voglio sapere perché nessuno me lo ha ancora detto!
Ah, cosa non si fa per l'amore del blues!
EliminaThe Saloon, 1232 Grant qui.
Guardati le foto qua, e' di quei posti proprio scarcagnati (il num.3 e' Huck il barista, che tipo! ahah).
Non lo conosci? O lo eviti? Noi ci siamo divertiti.
One drink minimum per person! :D
Elle, ti farei un monumento! J dice che sa dov'è ma non c'è mai entrato, e che sembra interessante e ci dobbiamo senz'altro andare. Ma porca miseria! E io che mi lamento sempre perché non andiamo mai a sentire musica, e sembra che tutti i posti siano a Mission che per noi è un po' pallosa da raggiungere, e poi ecco che ne abbiamo uno sotto casa e lui sa dov'è ma non c'è mai entrato. Upmf umpf! (Non temere, non hai provocato nessuna lite in famiglia :-D) Appena torniamo a SF mi ci fiondo!
EliminaIh ih, magari te lo teneva nascosto apposta per non essere costretto ad andarci. E quindi siete in zona? Bellezza, ho adorato quel quartiere (vabbe', pure Mission).
EliminaSì, stiamo sopra Chinatown, fra Nob Hill e Russian Hill, a due passi da North Beach. Una zona fantastica per chi come noi è senza macchina, visto che si arriva a piedi quasi dappertutto (tranne che a Mission, appunto).
Eliminale sensazioni che racconti mi ricordano quelle mie a sedici anni a berlino con un´amica.
RispondiEliminasentirsi al centro del mondo e fare cose scriteriate senza pensarci due volte.
Eh, sì, noi siamo state molto fortunate, però oggi rifarei ancora tutto uguale uguale!
EliminaO_o ho capito perché i miei mi hanno sempre tenuta nel pesello, avrei fatto le stesse cose, colazione a casa di sconosciuto compresa.
RispondiEliminale foto sono bellissime!!! e quella sensazione quando atterri a new york per la prima volta e pensi: allora esiste veramente!
Anzi, pensi: "no, non è possibile che esista veramente, sto sognando!"
EliminaE sì, le foto sono belle anche malgrado la Kodak Disc, me ne sono accorta riguardandole per fare questi post. Hanno un valore storico: Manhattan vista dal ferry con le due torri, la metropolitana anni '80 piena di graffiti, una delle prime stretch limousine che sembra la macchina di Starsky e Hutch allungata... e ne ho altre, che pubblicherò nella seconda parte del post, ambientata a Harlem.
La mia prima volta a NY è stato veramente come sentirsi la protagonista di un film.
RispondiEliminaIl Village Vanguard è una meta obbligata per noi e trovo che sia più autentico del Blue Note. Non so come dire, meno turistico, ecco. Forse perché meno famoso.
L'ultima volta abbiamo assistito a un concerto di Joe Lovano!
Che ricchezza i tuoi viaggi da adolescente! Ti prego, fai i complimenti da parte mia alla mamma!!! Genitori così sono rari, rarissimi, introvabili!!!!
Be', di certe cose erano anche all'oscuro!
EliminaPensa che da allora al Village Vanguard non ci sono più tornata. Devo rimediare, questi post mi stanno facendo ripensare a un sacco di cose!
Ah questi racconti diventano sempre meglio :) Come non mi manca l'epoca delle siringhe ovunque :( Anche la metro direi che è cambiata parecchio da allora eh? Gli hanno dato una bella ripulita
RispondiEliminaLa foto della metro è la mia preferita!
EliminaMi sto appassionando alla tua adolescenza trasgressiva e piena di fiducia verso il mondo :D bellissimooooo!! Che poi uno ci ripensa "da grande" e dice "L'ho proprio scampata bella quella volta" O_o
RispondiEliminaE abbiamo fatto anche di peggio (nelle prossime puntate...)!
EliminaComunque trovo che il pezzo forte di questi post, più che la storia, siano le foto: una New York che non c'è più! Quasi quasi mi manca, la vecchia Kodak Disc...
Titti ha ragione, devi avere dei genitori particolarmente capaci e lungimiranti.
RispondiEliminaUna storia tanto carina, questa del tuo viaggio, oggi però smorzata per il dispiacere del terremoto. Spero di poter leggere la prossima puntata con una migliore predisposizione d'animo.
Lo so Andrea, mannaggia, l'ho pubblicata stamattina proprio pochi minuti prima del terremoto. Pochi minuti dopo e avrei sospeso il post, ma ormai era troppo tardi. :-(
EliminaQueste foto sono meravigliose, parlano da se'! Quell'essenza di NY sembra essere nelle scritte sulla metro, nel fumo del locale, nella pioggia di quella sera!Peccato non poterla vivere adesso!
RispondiEliminaSi sente spesso parlare con nostalgia di "quella" New York. Non so, nel nostro viaggio da ragazzine non abbiamo mai avuto problemi, però è vero che allora la città era più sporca e cattiva. Più vera, probabilmente. Quella di oggi è più sicura, ma ormai anche troppo ricca per attirare la gente giovane, entusiasta e squattrinata che spesso costituisce la linfa vitale di una città (penso per esempio alla Berlino degli ultimi anni, ma anche un po' a Torino in Italia). Cos'è meglio? Chissà, io non saprei decidere.
EliminaNon saprei nemmeno io cosa sia meglio ma..."quella" NY da brava ggggiovane squattrinata) l'avrei visitata volentieri! :)
Eliminaadoro questi ricordi giovanili e aspetto le prossime puntate!
RispondiEliminaGrazie Laura, la Kodak Disc ha in serbo altre sorprese per la prossima puntata!
EliminaMa guarda un po' che capolavori hai realizzato con una Kodak Disc!
RispondiEliminaPer tre settimane a NYC (anche se in compagnia di una suora) io a sedici anni avrei danato un organo!
Al Vanguard sono stata un paio di inverni fa. E' sempre buio e sotterraneo... e infatti c'era tanto di quel ghiaccio a terra che io dal taxi mi ci sono quasi precipitata!
:-DDD Aspettavo il tuo autorevole giudizio! Ma lo sai che da quando mi hai detto che ti erano piaciute le foto mie foto con la KD, adesso le guardo quasi con rispetto?
EliminaIo adoro le storie a puntate! Voglio sapere come continua!:)
RispondiElimina*ravanando a bocca piena nel bicchierone di popcorn al burro*
La seconda parte la pubblico dopo Roma! Non t'ingozzare troppo di popcorn, che poi non hai più fame a cena! ;-)
EliminaChe belli questi racconti. Io, se penso alle cose che ho fatto da ragazzina mi chiedo dov'è finito quello spirito ribelle e libero! Il bello è che a quell'età (ma nel mio caso direi anche fin verso i 25 anni...) io non avevo paura di niente, dunque non vedevo il pericolo da nessuna parte. Questo probabilmente ha funzionato da amuleto, siccome non mi è successo mai niente nonostante la mia predilezione a cacciarmi nei guai a bomba (tipo tuffo in piscina). Però New York...avrei dato l'anima per viverla a quell'età come l'hai vissuta tu!
RispondiEliminaSono d'accordissimo con te, la fiducia e l'ingenuità a volte funzionano da amuleto (non sempre, purtroppo), e a volte l'ansia e la paura sembrano attirare i guai più della spensieratezza...
EliminaComunque Antonella qui sopra avrebbe donato un organo, tu avresti dato l'anima... a me è andata benissimo, insomma, ci ho solo perso qualche chilo! ;-)
bellissimo leggere la tua avventura da adolescente in giro per NYC. mi chiedo cosa ne pensano oggi i tuoi genitori (sempre che lo sappiano) :)
RispondiEliminaEh, lo sai come sono le mamme! Anche quando sei grande continuano a guardarti scuotendo la testa...
EliminaSì, però che lavoro gli angeli custodi!! ;)
RispondiEliminaNon si sono annoiati neppure loro!
EliminaUn racconto accattivante :-) Meno male che non ti è mai successo nulla di grave... Bellissima la prima foto, anche se fa stringere il cuore.
RispondiEliminaMa che roba fantastica!!! :D Mai più senza questi post!! :D
RispondiElimina(Io adoro James Dean,quindi se mi fosse capitato quell'incontro mi sarei innamorata perdutamente XD)
Sì, guarda, era uno splendore. Non so come abbiamo fatto a lasciarcelo scappare. Pensa che dopo quel giorno non l'abbiamo più rivisto! Ma forse è stato meglio così...
EliminaErano giorni che non vedevo l'ora di leggere questo racconto e di dire, ancora una volta, che mi piacciono tanto questi pezzettini di vita. sedici anni, New York, Bronx. Awwwww! Dovessi incontrarti avrei grandissime aspettative a questo punto. :)
RispondiEliminaChe bello, allora so già che avrò una lettrice anche per le prossime puntate! :-)
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