Tom Stoddart è un famoso fotoreporter che vent'anni fa documentò l'assedio di Sarajevo. Nell'aprile di quest'anno, per il ventesimo anniversario dell'inizio dell'assedio, Stoddart è tornato a fotografare le stesse persone. Eccone alcune.
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1995: Nel pericoloso sobborgo di
Dobrinja, Meliha Varesanovic va al lavoro con aria fiera, sfidando i
soldati serbi che la circondano. Tom Stoddart/Reportage by Getty Images
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2012: Meliha Varesanovic ritratta nello stesso luogo. Tom Stoddart/Reportage by
Getty Images
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1992:
Una madre si prepara a mandare suo figlio fuori città a bordo di un
autobus garantito "sicuro" dalle forze assedianti.
Dopo la guerra la
donna venne identificata come Gordana Burazor. Lei e il figlio Andre
riuscirono a lasciare Sarajevo insieme
e trovarono rifugio in Australia.
Tom Stoddart/Reportage by Getty Images
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Perth, ottobre 2005: Gordana Burazor e suo figlio Andre. Tom
Stoddart/Reportage by Getty Images
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1992: Merima Jakupovic, 10 anni, con il suo cagnolino Smoki.
Tom Stoddart/Reportage by Getty Images
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Sarajevo, 2012: Merima Jakubovic Grobovic, che soffre di sclerosi multipla, insieme alla cavalla Donna
nella scuderia dove lavora come amministratrice. Tom Stoddart/Reportage
by Getty Images
Per vedere tutte le immagini andate sul sito di
Getty Reportage, qui.
Qui trovate le immagini del primo reportage, comprese quella di Vedran Smailović, il "violoncellista di Sarajevo", e di Inela Nogić, "Miss Sarajevo 1993".
Bellissimo, Silvia!
RispondiEliminaMi ricordo il concorso di Miss Sarajevo, andato alla ribalta grazie all'omonima canzone di Bono e soci, e lo striscione che mostri anche tu, presente nel video. Da brividi!
ps il link di Inela a me non si apre.
Hai visto che belle? Io ho fatto un viaggio nei Balcani nel 2004, ho visto Sarajevo, Mostar e altre parti della Bosnia, e quei posti mi sono proprio rimasti nel cuore.
RispondiElimina(Grazie che mi segnali sempre i link rotti!)
Che bello questo post! Sono cambiati cosi' tanto quei posti da allora.
RispondiEliminaQueste sono le storie a lieto fine, quelle che danno speranza. (Hanno funzionato i link.)
RispondiEliminaQuello che mi aveva più colpito, di Sarajevo e Mostar, era la grandissima voglia di ricostruire, di guardare avanti, di ricominciare da capo. Ricordo i ristoranti della zona ricostruita di Mostar, che tenevano tutto lindo e curatissimo, in una ricerca tenace di perfezione e bellezza a contrasto con l'orrore del passato.
EliminaQuelle immagini mi fanno venire la pelle d'oca! Che bello!!!
RispondiEliminaE' confortante vedere che ci siano state storie a lieto fine! Rincuora!
Queste foto sono struggenti. Bellissime.
RispondiEliminache lavoro grandioso, grazie per averlo proposto.
RispondiEliminaps. magari ci becchiamo a BO da Clara!!
Non ce la faccio ad andare a Bologna, malgrado mi riprometta sempre di far vedere a mio marito la città dove ho vissuto per dieci anni. Ma poi quando siamo in Italia c'è sempre tanto da lavorare, e il tempo per andare in giro è pochissimo :-(
EliminaIo spero che Clara venga a Milano!
Un'altra bellissima segnalazione, grazie.
RispondiEliminaLa foto della mamma con il bambino in partenza mi ha fatto subito venire in mente Bluebird di Vesna Maric, una ragazza bosniaca che a 16 anni lascia il suo paese proprio su uno di quei pullman per l'Inghilterra e racconta della sua vita prima e durante la guerra e poi il suo nuovo ruolo di rifugiata. Sono proprio i dettagli di vita quotidiana sconvolta dalla guerra che fanno impressione.
Grazie a te, Licia! Non mi pare che il libro sia stato tradotto, ma mi sembra proprio bello.
EliminaChe brividi quegli occhi. Trovi sempre un sacco di cose interessanti!Grazie!
RispondiEliminabellissimo post, mi ha emozionata
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