lunedì 16 settembre 2013

Le isole Farallon (che probabilmente non vedrò mai)

Ho cominciato a leggere il mio undicesimo libro su San Francisco, di cui parlavo QUI. Il libro di Gary Kamiya consiste di 49 capitoli (il 49 è un numero ricorrente a San Francisco. Nel 1849 da queste parti venne scoperto l'oro. I minatori accorsi in cerca di fortuna presero il nome di 49ers, nome che è poi stato ereditato dalla squadra di football), ognuno dedicato a una zona della città. Come spiega lui stesso nell'introduzione, Kamiya ha camminato compulsivamente per due anni, esplorando ogni più remoto angolo della città - che già conosceva bene per averla percorsa in lungo e in largo come tassista -, e dalle sue esplorazioni è nato questo libro. Che fra l'altro è scritto benissimo, con uno stile poetico da cui traspira un grande amore per il soggetto, la città (a quanto pare il manoscritto era lungo almeno il triplo, quando Kamiya lo ha consegnato all'editore).

Cool, Gray City of Love comincia proprio dall'angolo più remoto possibile, le Farallon Islands, che pur trovandosi a 43 km a ovest del Golden Gate e 32 km a sud di Point Reyes, fanno ufficialmente parte della contea e città di San Francisco. Si tratta di un gruppo di isolotti e scogli che dal 1969 sono diventate un'oasi naturalistica dove è proibito mettere piede. Ma niente scoraggia Kamiya, che dopo anni e anni passati a sognarle, un giorno finalmente decide di fare un tour dei "denti del diavolo" (così vengono soprannominate le ospitali isolette). Il risultato è un racconto che mi ha ricordato un libro che amo molto, l'Atlas of Remote Islands, con il suo sottotitolo perfetto: Fifty Islands I Have Never Set Foot On and Never Will. Non ci metterò mai piede perché è vietato, ma credo che non farò neppure il tour, visto che l'oceano turbolento intorno alle Farallon ha provocato un numero record di naufragi (oltre a essere stato utilizzato, dal 1946 al 1970, come discarica di scorie radioattive. La costa di fronte alle isole Farallon, nella Marin County, è la zona con la più alta incidenza percentuale di carcinoma della mammella in tutti gli Stati Uniti).

Le isole sono un posto remoto e assolutamente inospitale, anche se per un po' di tempo qualcuno  ci ha abitato, come testimoniano le casette che ancora sorgono qua e là. Nel 1897, per un anno, ebbero persino una scuola pubblica, la cui preside, Miss Daisy Doud, comunicava con la terraferma grazie a uno stormo di piccioni viaggiatori. Ma quello che è inospitale per gli umani può non esserlo per gli animali, e infatti le Farallones sono un'importantissima riserva naturale, dove vivono un'enorme colonia di uccelli marini, diverse specie di otarie, balene e terrificanti squali bianchi, che arrivano in autunno e fanno strage di foche e leoni marini. Questo pare che irriti le orche, le quali per proteggere il loro ristorante preferito ogni tanto ingaggiano lotte spettacolari con gli squali, "the Super Bowl of species conflict on planet Earth", come scrive Kamiya.

Insomma, un posto affascinante queste Farallon Islands, soprattutto in fotografia.


29 commenti:

  1. Se non fosse per la radioattività...
    Mi è tantissimo piaciuta l'immagine di Miss Doud con il suo fedele stormo di postini :))

    RispondiElimina
  2. Ah, ma io la conosco questa storia! Era un posto tranquillo, con la scuola, il benzinaio, i negozi... Poi sono arrivati gli uccelli, non si sa bene da dove e perché è hanno ucciso tutti, anche la maestrina della scuola e il benzinaio. Si è salvata solo Tippi Hedren.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già già, mi ricordo quel post, però nel film non si sa dove scappino e io mi sono sempre chiesta: ma gli uccelli impazziscono solo lì o è un'epidemia globale? Perché allora hai voglia a scappare!
      Almeno le isole avrebbero contenuto la minaccia ;-)

      Elimina
    2. Me lo chiedevo anch'io, però non troppo perché poi concludevo che la trama non stava in piedi e non volevo rovinarmi il piacere del film (che era davvero sanguinario per l'epoca!).

      Elimina
  3. Decisamente in fotografia! Mi viene l'ansia al solo pensiero di vivere in un posto così fuori dal mondo, e poi meglio così: è sempre una soddisfazione sapere che esistono luoghi dove l'uomo non arriva a mettere piede (anche ad inquinarlo purtroppo ci arriva lo stesso...)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Cri, @Grazia e @Amanda: e io che mi aspettavo i vostri incoraggiamenti! Vai, vai a vedere le isole! :-D
      Bene, sono contenta che siate d'accordo con me. Soprattutto se penso al mio stomaco sballottato dalle onde dell'oceano.

      Elimina
    2. TI preferiamo reporter di luoghi meno pericolosi, come il San Francisco Armory per esempio... :D

      Elimina
  4. soprattutto in fotografia :D
    ma agli squali bianchi il cancro non viene?

    RispondiElimina
  5. passi per squali, orche e marosi. ma i rifiuti nucleari no! Come sempre quella dei bipedi implumi e senza coda è la specie più temibile.

    RispondiElimina
  6. Sì, bella l'immagine di Miss Daisy Doud!
    Gulp, ho letto che ci sono turisti che per ammirare lo squalo bianco si fanno calare nei fondali in comode gabbiette.
    In quei fondali radioattivi?? Ehm.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ci credo! In quei fondali (anche se non fossero radioattivi)?!? Per ammirare quei mostri?!? Non riesco a immaginare una cosa più paurosa, forse solo la visione di "Profondo rosso" a casa da sola di notte.

      Elimina
    2. Sì, dei pazzoidi. Ovviamente anche paganti.
      Un'agenzia specializzata in diving per avvistamento squali si chiama "Great white adventures".

      Elimina
    3. Eccolo!
      Grazie della segnalazione, fa sembrare le torture del PdP una roba da mammolette. Sono questi i veri masochisti!

      Elimina
  7. Se non fosse per i rifiuti tossici, direi che potrebbe essere un'ottima alternativa (non un ripiego) a Pitcairn.
    E pure un po' più economica.... Quasi quasi, che dici?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non dimenticare di portarti dietro una gabbietta per quando fai il bagno!

      Elimina
  8. Le graziose casette fanno venir voglia di starci per un po'....

    Baci

    RispondiElimina
  9. a me sembra affascinante (a parte la radioattivita'), certo non ci abiterei mai, ma bello quando la natura la fa da padrona...

    e... ecco da dove prende nome il famoso ristorante di San Francisco ;-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, sono molto affascinanti, ma mi accontento di guardarle da lontano!

      Elimina
  10. Amo le isole sperdure ma lì ci sono tutte le cose che mi fan paura: marosi incazzati (che foto! e che ansia all'idea di arrivarci vicino in barca, sarà che ho brutti ricordi di un tuor molto movimentato intorno ad altre isole, millemila anni fa però me lo ricordo bene, stile "Tempesta perfetta"), radioattività - ma che bravi noi umani che inquiniamo in ogni dove! - , squali e tu che evochi i film più paurosi! E no, io li nemmeno in sogno voglio andare.... (e adesso spero di non aver incubi)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che la cosa che mi fa più paura in assoluto è l'acqua profonda di cui non si vede il fondo...

      Elimina
  11. L'Atlas of Remote Islands e' un libro che adoro. Mi ci perdo, pensando a quale isola sceglierei per viverci, in quale andrei in vacanza, a quale io assomiglio di piu',...
    Queste Farallon Islands mi intrigano, ma forse come dici tu, giusto in fotografia. Per ora continuo a preferire Eolie e Iles de la Madeleine :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non capisco perché non lo abbiano tradotto in italiano, è davvero un libro meraviglioso.

      Elimina