Nel bel libro di David Bellos Is That a Fish in Your Ear di cui vi ho parlato tempo fa (QUI, per esempio, e poi QUI e anche QUI), e che purtroppo a nessun editore è venuto in mente di pubblicare in italiano, si parla del cosiddetto "Bergman effect". I limiti formali della traduzione dei film - nel caso in cui vengano usati i sottotitoli, cioè in buona parte del resto del mondo fuori dell'Italia - hanno talvolta importanti effetti retroattivi sull'opera originale. I registi che dipendono dal mercato estero sanno bene che la lingua parlata non può venire completamente ed efficacemente trasposta nei sottotitoli. E qualcuno, piuttosto che accettare questo limite, prende decisioni drastiche.
E così, scrive Bellos, "Ingmar Bergman girò due tipi di film molto diversi: allegre commedie con tanti dialoghi per il mercato svedese, e drammi cupi e poco loquaci per il resto del mondo. La diffusa immagine degli svedesi come persone depresse e poco comunicative è in una certa misura un sottoprodotto di una scelta bergmaniana: quella di tenere in considerazione i limiti dei sottotitoli nella composizione dei suoi film più ambiziosi. Si chiama 'effetto Bergman' e si può osservare anche nei primi film di István Szabó e Roman Polanski."
Sai che l altro giorno sono andata a vedere venere in pelliccia a varsavia e avevo l impressione di ridere molto di piu' della media della gente in sala, che probabilmente leggeva I sottotitoli pu' che capire direttamente I'll francese. Pawel mi ha dettoi alla fine che tutto era tradotto fedelmente, ma I toni e I registri del francese che fanno la parte del leone nel ruolo della protagonista non si potevano trasportare nelle parole scritte e la parte umoristica del film era tutta basata proprio su quelle.
RispondiEliminaIn effetti questo è un rischio comune. Un traduttore letterario avrebbe avuto più agio di ricreare qualcosa di analogo e atrettanto divertente, ma nel caso della traduzione dei sottotitoli è più difficile. Ci sono più limiti, appunto.
EliminaOh, sembra bello questo libro, me lo segno.
RispondiEliminaNon c'entra con i film e i personaggi che citi, ma hai mai visto Ferro 3?:)
No, perché?
EliminaIl libro è bello, sì!
Perché ogni volta che penso alla traduzione in ambito cinematografico, ripenso a quel film... Prova a guardarlo, ne vale davvero la pena!
EliminaOk, convinta! Però lo guarderò con i sottotitoli :-)
Eliminapochi sottotitoli, davvero pochi :)
EliminaAmanda buongustaia :))
EliminaQuesta sera intanto ho rivisto "The Others". Per fortuna che avevo dimenticato il finale. Film fantastico.
EliminaSilvia, alcune sere fa c'è stata un'accesa discussione a casa mia tra fautori del doppiaggio e fautori dei sottotitoli. La questione pare destinata a non essere risolta se non nei termini del "e tu cosa preferisci?"
RispondiEliminaI fautori del doppiaggio fanno leva sulla gloriosa tradizione italiana (segnalo in proposito un bell'articolo dal titolo "Read my lips" di Chiara Barzini, comparso sul numero di maggio 2012 dell'Harper's Magazine). I fautori dei sottotitoli sostengono la fedeltà alle voci degli attori e il fatto che comunque, una volta abituati ai sottotitoli, non si perde la bellezza delle immagini.
Il problema di base restano, appunto, i limiti del tradurre il parlato...
Tu come la vedi?
Sottotitoli forever! Sarà anche una tradizione gloriosa, quella italiana, ma vale solo per quei pochi davvero bravi. E alle argomentazioni a favore aggiungo: come ti trovi quando senti un film doppiato dopo esserti abituato a sentire le voci originali? Io malissimo.
EliminaHai capito, che tipo Bergman! Però quali sarebbero le sue commedie allegre?
RispondiEliminaPer esempio questa.
Eliminaecco vedi se ne impara sempre una di nuova da queste parti
RispondiEliminaSe riuscissi a leggere tutti i libri che ho lì impilati potrei raccontarne molte di più!
EliminaQui in Belgio i film non vengono mai doppiati e mi sono abituata a vederli addirittura con i doppi sottotitoli ( francese e fiammingo). È chiaro che qualcosa si perde, ma sono convinta che quello che si guadagna è molto, ma molto di più. Tanto che quando sono in Italia non mi so più abituare a vedere i film doppiati
RispondiEliminaSì, è un'esperienza straniante, quando non ci sei più abituata. Mr K era affascinato dalla voce italiana di Woody Allen (Lionello era uno di pochissimi doppiatori che mi piacevano).
EliminaMa dai?!! Che notizia curiosa questa qui! Riguardo a sottotitoli vs doppiaggio mi schiero decisamente dalla parte dei sottotitoli. Va bene le glorie italiane, ma loro erano comunque bravi attori, non credo che se non avessero fatto i doppiatori avrebbero fatto gli idraulici...Viva internet, grazie al quale si possono vedere film e serie in lingua: pensa che in una città votata al cinema come Bologna sono solo due (di cui uno è la cineteca comunale) i cinema che trasmettono i film in lingua.
RispondiEliminaSì, non credo che a Milano vada molto meglio...
EliminaNon son mai riuscita a gustare appieno un film se sotto c'erano i sottotitoli. Allora,se potevo, la prima volta lo vedevo senza badare alle letterine sotto le immagini,poi con le letterine sotto,per vedere quanto della mia comprensione avesse azzeccato :-) Ho già scritto in un commento a un tuo post, che quando ho studiato,per lingua inglese all'università, un testo che affrontava il complesso quanto affascinante mondo della traduzione in tutte le sue svariate forme e ambiti di applicazione, ne son rimasta stupita e molto molto interessata. Da quel dì ho apprezzato di più il lavoro dei traduttori e seppur non sia ferrata sull'argomento, cerco di trovar e fruire dell'opera (che sia letteraria o meno) più aderente alla versione originale. Di recente, studiando il tedesco,mi son resa conto di quanto sia difficile rendere un concetto astratto ma al contempo preciso e molto contestualizzato nel mondo germanico, nella nostra lingua. Mi son resa conto, leggendo in lingua originale tedesca,per esempio,che darne una traduzione in italiano spesso è molto molto complicato. Si perde sempre qualcosa. E allora, torno a pensare al duro lavoro dei traduttori e a quanto siano di fatto speciali.Perchè riuscire a trasmettere un messaggio originale in più lingue, offrendo anche le immagini mentali, le suggestioni e le emozioni che la parola originale aveva, è veramente quanto di più delicato e difficile possa esserci. Non conosco molto bene i film di cui parli. Ma è interessante sapere che i registi adattino le loro produzioni per il pubblico che andrà ad usufruirne (spesso,non sempre). E mi viene in mente,banale esempio mi rendo conto,dell'adattamento che le case produttrici dei prodotti dolciari e non, compiono,per vendere il loro prodotto a paesi fra loro molto diversi.. :-)
RispondiEliminaGrazie, che bel commento! Hai sintetizzato molto bene alcune delle difficoltà, e anche delle gioie, del nostro lavoro :-)
EliminaVa bene che ci sono dei limiti di traduzione, ma c'è anche una via di mezzo tra il fare commedie umoristiche e drammi :-)
RispondiEliminaTra un po' scopriremo che in realtà gli piaceva soprattutto girare documentari.
EliminaWow, davvero interessante, grazie :)
RispondiEliminaSì, questo libro è una miniera di cose interessanti :-)
EliminaSottotitoli anche per me (e medesima esperienza straniante quando li vedo doppiati...). Eppure ho scoperto che, come me, la pensano solo quelli che sono a loro volta usciti dall'Italia e hanno imparato ad apprezzare i film in lingua originale. Tutti gli altri, e stiamo parlando di svariati milioni d'italiani, continuano a sostenere a gran voce il doppiaggio...
RispondiEliminaA favore dei sottotitoli a mio parere andrebbe anche un altro fattore: cosa succederebbe se la gente cominciasse finalmente a rendersi conto che la quasi totalità dei film e delle serie televisive che guardano in tv sono in lingua inglese? Cominceremmo forse a investire nuovamente e di più (e meglio) nella produzione nostrana?
Ci prenderebbe anche la curiosità (praticamente inesistente dalle nostre parti) d'imparare una seconda lingua?
Ah, il doppiaggio delle serie Tv. Orrore! E' anche colpa loro se si sono diffusi un sacco di orridi falsi amici pseudoinglesi nell'italiano. Così poi ci sono quelli che se le scaricano e le guardano in inglese e allora se la tirano manco fossero dei premi nobel, perché in Italia a uno che sa l'inglese gli sembra già di essere un fisico nucleare.
EliminaAccipicchia, non conoscevo l'esistenza di commedie di Bergman! Ma grazie! Né che i film di Istvàn Szabò fossero tanto parchi di dialoghi per il sottotitolaggio.
RispondiEliminaQuesto almeno sostiene il nostro Bellos.
EliminaEcco come dice matteotelara io infatti ho scoperto quanto è più bello vedere i film in lingua originale solo quando mi sono trasferita. Anche i tedeschi hanno la tendenza a doppiare però è pieno di cinema (alme o a Berlino) dove puoi vederli in lingua orginale e ora mi sono affezionata alle voci degli attori. Nel caso di Bergman ho visto Fanny ed Alexander in svedese coi sottotitoli in inglese...ecco quello no, sentire una lingua che non conosco e leggere sotto una che comunque non è la mia, non ce la posso fare…è stata una lunga sofferenza anche se ovviamente per quel capolavoro ne vale sempre la pena
RispondiEliminaUh, non sapevo che doppiassero anche i tedeschi. E com'è il loro doppiaggio?
Eliminaehm…. c'è da dirlo?? con tutto l'amore che ho per loro…ma anche no :)
EliminaLo immaginavo ;-)
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