domenica 29 gennaio 2012

La banalità del bene, Enrico Deaglio all'Istituto Italiano di Cultura (Italian and English version)

(See below for English version) 

Visto che i "Giusti" sono un tema ricorrente di questo blog, dal Libro dell'ignoto a L'ultimo dei giusti, segnalo con piacere che lunedì sera Enrico Deaglio sarà all'Istituto Italiano di Cultura di San Francisco per presentare il suo bel libro, La banalità del bene
Deaglio ribalta il famoso titolo di Hannah Arendt per raccontare la storia del famoso "giusto" italiano Giorgio Perlasca, che salvò la vita di oltre cinquemila ebrei ungheresi durante la seconda guerra mondiale. La storia di Perlasca è stata resa nota, oltre che dal libro di Deaglio e da altri che trovate elencati qui (ricordo in particolare il graphic novel, Giorgio Perlasca. Un uomo comune, di Sonseri e Bufi), anche dal film TV Perlasca. Un eroe italiano
La storia di Perlasca è quindi ben conosciuta, ma per chi non la ricordasse eccola qui, adattata da Wikipedia.

Giorgio Perlasca
Dopo aver aderito in gioventù al Partito Fascista e aver combattuto come volontario prima in Africa orientale e poi nella guerra civile di Spagna in appoggio alle truppe di Franco, all'inizio della seconda guerra mondiale Perlasca si trovò a lavorare a Budapest come agente per una ditta di Trieste.
L'8 settembre 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e per questo, ricercato dai tedeschi, dovette rifugiarsi nell'ambasciata spagnola. Ottenuto dall'ambasciata un falso passaporto spagnolo, si trasformò in «Jorge Perlasca» e insieme all'ambasciatore Ángel Sanz Briz cominciò a salvare gli ebrei di Budapest, ospitandoli in apposite "case protette" e rilasciando salvacondotti.
Quando, nel novembre 1944, Sanz Briz lasciò l'Ungheria per non dover riconoscere il governo filonazista ungherese, Perlasca decise di restare e spacciarsi come sostituto del console, redigendo di suo pugno la nomina ad ambasciatore con tanto di timbri e carta intestata.
Da quel momento Perlasca si trovò a gestire il "traffico" di migliaia di ebrei, nascosti nell'ambasciata e nelle case protette sparse per la città, unendosi agli sforzi compiuti dal diplomatico svedese Raoul Wallenberg e dal nunzio apostolico Mons. Angelo Rotta. Tra il 1º dicembre 1944 e il 16 gennaio 1945 Perlasca rilasciò migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola agli ebrei, arrivando più volte a strappare letteralmente dalle mani delle Croci Frecciate i deportati sui binari delle stazioni ferroviarie. Si calcola che grazie all'opera di Perlasca circa 5.200 ebrei furono salvati dalla deportazione.
Dopo l'entrata a Budapest dell'Armata Rossa, Perlasca dovette abbandonare il suo ruolo di ambasciatore spagnolo, in quanto filo-fascista e perciò ricercato dai sovietici. Tornato in Italia, riprese la sua vita senza troppi clamori. Dai pochi a cui tentò di raccontare la sua vicenda non fu creduto. Soltanto nel 1987, oltre quarant'anni dopo, alcuni ebrei ungheresi residenti in Israele rintracciarono finalmente Perlasca (reputato da molti un cittadino spagnolo) e divulgarono la sua storia di coraggio e solidarietà. Giorgio Perlasca è morto a Padova nel 1992.
Israele gli ha conferito il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni e gli ha dedicato una foresta in cui sono stati piantati 10.000 alberi, a simboleggiare le vite degli ebrei da lui salvati in Ungheria.

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Monday, January 30, 2012, Enrico Deaglio will appear in conversation with Francesco Spagnolo (The Magnes Collection, UC Berkeley), to discuss Deaglio’s book entitled La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca.

The book is a real-life account of Giorgio Perlasca, an Italian who posed as a Spanish Charge d'Affairs in Budapest during World War II and tricked the Nazis in order to save the lives of 5,000 Jews. Deaglio's book has been translated into English by Gregory Conti, with the title The banality of Goodness

From the publisher's page:
"In this incredible true story, Enrico Deaglio dramatically recounts the courageous efforts of Giorgio Perlasca, who, by posing as a Spanish consul, saved the lives of thousands of Hungarian Jews in World War II. This deeply moving story went unrecognized for nearly half a century until some of the people whom Perlasca had saved, tracked him down and brought this forgotten hero of the Holocaust to the attention of the world. (...)
Giorgio Perlasca was an Italian businessman working in Budapest when the war left him stranded. (...) Perlasca saw his opportunity to help when the official Spanish consul fled Budapest. Although he had no authorization to do so, Perlasca announced that he was the replacement charge d’affaires of the Spanish embassy.
At the risk of his life, he orchestrated an elaborate scheme to save as many lives as he could by issuing false documents, maintaining eight refugee houses, and salvaging anyone he could among those awaiting deportation in the train yards. Even when confronting Adolf Eichmann, the architect of Hitler’s plan, Perlasca did not waver. (...)
When Hannah Arendt wrote about Eichmann in Jerusalem: A Report of the Banality of Evil she shocked public opinion by maintaining that Eichmann’s evil was the expression, not of a monster, but of an ordinary human being. In The Banality of Goodness, Enrico Deaglio shows us that the goodness of the man who opposed Eichmann in Budapest was not the expression of a saint, but that of an ordinary person.
(...)

Enrico Deaglio is one of Italy’s best known journalists. His investigative reports have been published by La Stampa, Il Manifesto, and L’Unità and broadcast on national television. Deaglio is also the author of numerous books including Raccolto Rosso (1993, on the Mafia in Sicily). He is now the editor of a weekly news and cultural affairs magazine, Diario.
Gregory Conti is Reader in English at Facolta di Lettere e Filosofia, Universita di Perugia, Italy. He is a freelance translator with numerous works to his credit."

4 commenti:

  1. splendido post, Silvia. Vorrei esserci.
    Sto preparando uno speciale sui Giusti, poi ti dirò.

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    1. Ottima idea, Giusi! Come sai, è un argomento che mi affascina molto.

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  2. Perché "banalità" del bene? Si riferisce al fatto che Perlasca abbia vissuto quasi fino alla fine senza glorie ufficiali?

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    1. Sì, il giochino del ribaltamento della Banalità del male di Hannah Arendt qui funziona bene, perché Perlasca si comporta come tutti i veri eroi: compie un gesto eccezionale perché non può farne a meno, poi si stupisce degli onori che gli vengono tributati e dice la frase che dicono sempre queste persone straordinarie: "al mio posto lo avreste fatto anche voi".

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