lunedì 28 maggio 2012

Sul tradurre/5

"Alla traiettoria orizzontale del corpo che va nel mondo s'intreccia quella verticale di una mente che affonda: 'affondava come una lama nelle cose, e tuttavia ne restava fuori, a osservare'. Non è forse questo il compito di chi traduce? La pagina come luogo d'inabissamento e distacco, il proprio linguaggio come una lama che affonda nel linguaggio dell'altro?"

Antonella Anedda, dall'introduzione a La signora Dalloway, Einaudi 2012, traduzione di Anna Nadotti.

14 commenti:

  1. Ohhh che bella foto ritratto! Sorry, deformazione professionale...

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    1. Be', no, figurati, l'ho scelta con cura fra quelle di google images, anche scondo me è molto bella!

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  2. La foto è davvero molto bella, cioè... il soggetto è molto bello! Grazie per deliziarci con le figure dei traduttori.
    Quella del traduttore, da quando, grazie a te, ne ho compreso la fondamentale importanza, mi ricorda quella del medico anestesista durante un intervento chirurgico. La sua presenza è fondamentale, vitale, insostituibile.
    Eppure si cita sempre e solo il chirurgo. Se non ci fosse l'anestesista il chirurgo andrebbe poco lontano e pure il paziente...
    PS Ho visto ieri l'intervista a Franzen (a Che tempo che fa): COMPLIMENTI!!!!

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    1. Grazie Titti, bello il paragone con l'anestesista! I traduttori in genere vengono paragonati a musicisti che eseguono la partitura del compositore, ma ho sentito anche un paragone con i calzolai che però devo ancora approfondire...
      Sì, quell'intervista è stata una cosa del tutto inaspettata! Ero a SF, quindi per me era giorno; sapevo che Franzen era in Tv ma non immaginavo proprio che avrebbe fatto il mio nome. Poi stavo chattando con un amico, gli ho detto, "guarda che c'è Franzen in Tv", lui ha acceso e pochi minuti dopo mi ha scritto STA PARLANDO DI TE!! Poi sono cominciati ad arrivare messaggi, ho dovuto telefonare a mia madre che era tutta emozionata... è stato molto divertente!

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  3. Il comitato paladini anonimi apprezza queste parole e sottoscrive :)

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    1. Evviva i paladini! Siete voi pronti a morire pugnando? (Ovvìa, riconoscimi questa senza googlarla)

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    2. Eh cara, ma quale google! mica qui stemo a prenderci per le natiche :D

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    3. Che dici, partecipiamo a un quiz? :-D

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  4. Dopo queste belle parole mi è venuta ancora più voglia di leggere il libro!
    ps un piccolo premio per te qui http://thepauperfashionist.blogspot.it/2012/05/promemoria-concorso-tpf-di-premi-e-di.html

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    1. Grazie!! Che buffo che mi hai premiata insieme a Mariantonietta, la quale mi ha già premiata un paio di volte e sa che io ai premi reagisco in modo inconsulto! :-D (Tipo che scrivo delle cose deliranti e poi cancello tutto il post; tipo che mi agito e cerco di dire qualcosa di fichissimo e poi non ci riesco e mi deprimo; tipo che mi viene subito un umore da pms acuta e poi mi sento in colpa...)

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  5. E' bello il mondo della traduzione, che sia professionale o no. Io per lavoro scrivo in inglese anche se il mio livello è sicuramente molto scadente perché le mie pretese in italiano sono alte e la mia conoscenza dell'inglese insufficiente e non riesco a rendere ciò che vorrei dire e quindi a volte saccheggio le espressioni da altri scritti (senza plagiarism si intende!)

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  6. ecco, mi chiedo come cavolo si faccia a tradurre la signora dalloway?!
    Traduttori for president.

    ps. e comunque, Silvia, ho notato che sulla rubrica di Baricco (La Repubblica) compare sempre il traduttore delle opere da lui "recensite". Mi sembra un atto dovuto e per niente scontato purtroppo.

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    1. E come lo ha tradotto! Sul serio, una lettura che è puro piacere.

      Quanto alla rubrica di Baricco, il fatto che si citino i traduttori è tutto merito dell'impegno di una collega, Andrea Rényi, e della sua lettera alla redazione della Repubblica.

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