domenica 8 aprile 2012

Postcards from New York/9: Sabato sera al museo

Ieri sera io e la mia amica Shivani siamo andate al Brooklyn Museum per il "Target First Saturdays". Era stata proprio Shivani, anni fa, a portarmi per la prima volta al museo aperto di notte, in una serata fantastica di cui avevo parlato anche qui.

Il programma ieri sera era questo:
Photo courtesy of Adam Husted
The April event celebrates the life and work of artist Keith Haring. Highlights include:
5–7 p.m. Music: Art-punk band The Library is on Fire performs.
5–8 p.m. Action Station: Make your own Keith Haring–inspired buttons and swap with others.
6 p.m. Gallery Talk: A Museum Guide leads a tour of Keith Haring: 1978–1982. Free tickets available at the Visitor Center at 5 p.m.
6:30–8:30 p.m. Hands-on Art: Make your own Pop-art print inspired by Haring’s style. Free timed tickets available at the Visitor Center at 5:30 p.m.
6:30 p.m. Film: Girl Walk All Day (Jacob Krupnick, 2011, 77 min.). This epic dance video features music from Girl Talk’s album All Day. A Q&A with the director follows the screening. Free tickets available at the Visitor Center at 5:30 p.m.
8–10 p.m. Dance Party: In tribute to Keith Haring and Paradise Garage, DJ Junior Vasquez spins a variety of eclectic music from Haring’s active years in the late seventies and early eighties.
Foto da qui
9 p.m. Music: Brooklyn-based electro-punk group Comandante Zero performs, while simultaneously creating and projecting live music videos onstage.
9 p.m. Book Club: New York Times writer Will Hermes leads a discussion of his new book, Love Goes to Buildings on Fire: Five Years in New York That Changed Music Forever.
10–11 p.m. Late Night in the Galleries: All galleries open.
Throughout the evening, a cash bar will offer beer and wine, and the Museum Café will serve a wide variety of sandwiches, salads, and beverages. The Museum Shop will remain open until 11 p.m.
Museum admission is Free from 5 to 11 p.m. and includes entrance to all galleries and events. Programs are subject to change without notice. Some Target First Saturday programs have limited space and are ticketed on a first-come, first-served basis. 

Fantastico, vero? Ecco, però fate attenzione all'ultima frase, in cui si parla di "limited space". Quando io e Shivani siamo arrivate c'era una gran folla radunata nel piazzale davanti al museo, e ben presto abbiamo scoperto che era troppo pieno e non facevano entrare più nessuno. Noi misere!

Però mi ha fatto un enorme piacere scoprire che questa iniziativa vada così bene. Questo conferma, semmai ne avessi avuto bisogno, la mia opinione che New York è l'unica città davvero democratica ed egualitaria che io conosca. Qui c'è di tutto, e tutto convive, si mescola e si fonde nell'atmosfera straordinaria di questa città meravigliosa. Qui mi sento sicura a girare da sola a ogni ora del giorno e della notte (cosa che non mi succede affatto nella ricca e fighetta San Francisco), qui incontro la classe media bianca, nera, gialla e verde, qui non vedo la segregazione diffusa ma mai menzionata della California un po' ipocrita. Questa città è di gran lunga il posto più vivo che io abbia mai visto.

E per allietare la mia giornata (e forse come premio della cara vecchia New York per aver preso così sportivamente l'orrenda delusione di non essere riuscita a ballare con il sound del DJ Junior Vasquez), questa mattina ho ricevuto un regalo. Qualche tempo fa ho partecipato al giveaway di Estrellazul, che metteva in palio una bellissima capulana, e oggi ho saputo di averla vinta! Eccola qua:


Grazie!!

14 commenti:

  1. Beeelliiiisssimaaaaaa!!! Che invidia!!! :D
    Ma in che senso "Make your own Pop-art print inspired by Haring’s style"? Che fico!

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  2. Eh, che ne so? Se fossi riuscita a entrare te lo direi! Invece me ne sono rimasta lì appiccicata al vetro, a guardar dentro come una bambina davanti al negozio di caramelle. Ballavano tutti con il DJ Junior Vasquez, porca miseria!

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  3. Ecco, devo intervenire, perche' - porca paletta - in quella magnifica serata al Brooklyn Museum con te e Shivani anni fa c'ero ANCH'IO!!!!! Bellissima, me la ricordo ancora, e pure i particolari, la gente, la musica, noi. :-)
    Quella visita al museo e' stata uno dei ricordi piu' belli che ho di New York.

    Pero' non sono d'accordo con l'ultima parte del tuo post, sulla natura democratica ed egualitaria di New York: la sua stessa storia e' fatta di lotte e segregazioni violentissime, e di lotte di potere tra i vari gruppi razziali e le minoranze, inclusa la mafia Italiana, che secondo me ancora controlla parte del mercato immobiliare.

    New York e' una citta' oligarchica, dai prezzi per nulla popolari e dove i quartieri periferici sono stati gentrificati; la segregazione esiste eccome, interi quartieri popolati di neri dove la tensione e' altissima, e a differenza di te, io sulla metropolitana ho avuto spesso paura, quando mi sono trovato da solo contro una banda di teen-agers di colore arrabbiati....E quando ho attraversato TUTTA Brooklyn con i mezzi, da Queens a Long Island, per trovare un dottore indiano che mi facesse una visita per la Green Card ad un prezzo abbordabile ho visto uno squallore e una disperazione che non dimentico, per non parlare delle mie visite al Brooklyn hospital.

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    1. Sandro, scusa se non ti ho menzionato!! Ero tutta concentrata sull'aver rivisto Shivani dopo un sacco di anni!
      Per il resto lo so, abbiamo idee diverse su NY... non dico certo che è perfetta, ma almeno concedimi che non è ipocrita. Non ne potevo più dei sorrisi di plastica dei salutisti californiani radical-chic, che c'hanno i poveri con la lebbra nel quartiere di fianco ma comprano tutto organic per salvare il pianeta.

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  4. Accetto le tue scuse... ;-) Spero che Shivani stia bene! Che bello che vi siete riviste!!!

    Capisco da dove viene la tua critica, anche se non vivo a San Francisco. Ma l'ipocrisia non e' una "feature" solo dei californiani...

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    1. Hai ragione, e poi adesso che ci penso, è sempre la mia profondissima rabbia contro il sistema sanitario di questo paese a guidare i miei giudizi. Tutto sommato è meno ipocrita una città come SF che lascia la sua povertà sotto gli occhi di tutti, rispetto a una come NY che la scaccia dal centro per nasconderla agli yuppy e ai turisti. Resta il fatto che una povertà spaventosa, estrema e disperata come quella che ho visto in certe zone della bella San Francisco non l'avevo mai vista da nessun altra parte.

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  5. Mi vien da pensare che la poverta' in America e' diversa da quella che vediamo noi, ed e' propria di tutte le citta', persino quelle piccole, in cui in bambini non hanno di che vestirsi d'inverno e allora ti metti a sferruzzare calzerotti e guanti. Mi ricordo che appena ero arrivata qui in Western Massachusett, sono rimasta scioccata dai programmi per i giovani (da 0 a 21 anni) che forniscono colazione, pranzo e snack per il 75% del bisogno giornaliero di alimenti in modo gratuito...ma sono uscita fuori tema, sorry...! :/

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    1. No, altro che fuori tema! Questo è un paese dove chi è brillante e intraprendente può fare molta strada, ma chi è debole o anche solo sfortunato può finire schiacciato. E non ci sono reti ad attutire la caduta.

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  6. Grande Keith Haring! E pensare che le sue opere a Roma e Milano non ci sono più...peccato resista Pisa col suo murale (bellissimo, tra l'altro).

    Che bello, leggo proprio l'amore per NYC nelle tue parole! Io non ci sono ancora stata, ma pure già l'amo, e credo che quando ci andrò uscirò di testa del tutto.
    Una città che sa darti tanto, ma che sa anche schiacciarti. Ho visto qualche mese fa "New York Memories" di Rosa van Praunheim (della serie cosa resta della NYC spericolata degli anni '70?) che mi ha fatto riflettere e approfondire alcune idee che avevo.
    La mia immagine è quella di una città che ha dato tanto nelle decadi passate e che parrebbe "decaduta" a causa del carovita, della concorrenza spietata in tutti i campi, della miseria diffusa, ma che invece rimane sempre di una vitalità incredibile.
    A parte quelli che hanno sfondato con una qualche idea brillante, molti sbarcano il lunario con lavoretti umili: ma la sensazione che è passata a me è che si riesca comunque a portare avanti altri interessi, perché la città ne offre per tutti. E poi quella capacità di inseguire un sogno, di preporsi degli obiettivi e lottare per raggiungerli pur tra tante difficoltà, questa tensione verso il trasformarsi, il mettersi in gioco...beh, io la trovo tremendamente affascinante.

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    1. La nostalgia per la New York "selvaggia" degli anni '70 è piuttosto diffusa, soprattutto fra gli artisti che hanno dovuto lasciarla perché non potevano più permettersela (a parte quelli che vivono qui da molto tempo e hanno ancora un appartamento con l'affitto controllato downtown, che gli costa magari 500$). Io non saprei, non l'ho vista negli anni '70 ma la ricordo a metà degli anni '80, e il fascino selvaggio era però compensato da una sensazione di pericolo che in seguito non ho mai più provato (oddio, non la provavo neanche allora, ma ero giovanissima e incosciente). La parte di downtown e midtown non mi è mai molto piaciuta, preferisco di gran lunga l'Upper West Side e certe parti di Brooklyn, che sono sicuramente gentrificate e ormai costose, però sono tanto carine, con le vie alberate, i brownstone bassi e i locali accoglienti. Ieri sera sono stata da un'amica ad Harlem, che mi spiegava che la gentrificazione sta risalendo e ha già toccato la parte sud del quartiere. Sarebbe davvero una perdita enorme se l'avanzata degli yuppies con il conseguente aumento dei prezzi facesse scomparire la ricchissima cultura afroamericana di Harlem, ma temo che prima o poi succederà. Intanto noi fra qualche giorno andiamo a sentire un concerto jazz in un posto molto "autentico". Seguirà cronaca!

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    2. Sì sì, anch'io eviterei downtown...
      Di Harlem si parlava anche nel doc che ti ho detto: con Giuliani ha avuto una gran "ripulita" e molti stanno acquistando casa da quelle parti a causa dei prezzi ancora contenuti.
      Devo sbrigarmi ad andarci :)
      Attendiamo cronaca del concerto!

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    3. Non ti dico in anticipo il nome del locale perché dopo la delusione del Brooklyn Museum (erano anni che sognavo di tornarci) adesso faccio un po' la scaramantica. Anche perché la meta originaria era questo posto, il mio jazz club preferito in assoluto, che manco a dirlo è chiuso. Se dovessi trovarlo aperto quando vieni a NY non perdertelo!

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    4. E' nell'UWS questo posto :) ?
      Beeello il tuo jazz club preferito!
      Uffa ma quanti posti.

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    5. No, sempre a Harlem. Se vuoi un vero jazz club (piccolo, buio, economico senza turisti, e dove i musicisti suonano per il puro piacere di suonare) devi cercarlo a Harlem!

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