lunedì 19 novembre 2012

Pacifisti americani (nel 2003)/1

Dopo aver parlato ieri della faccia brutta dell'America, sono andata a cercare qualcosa di più incoraggiante. 
Dopo le mie avventure adolescenziali (su cui prima o poi scriverò ancora), tornai negli Stati Uniti solo nel 2003.
L'amministrazione Bush si stava preparando a invadere l'Iraq, e io ero appena stata alla manifestazione di Roma, tre milioni di persone contro la guerra.
Le mie impressioni e riflessioni vennero pubblicate su Carmilla on line. Le trovate QUI, scritte in un allegro stile naif e accompagnate da un'imbarazzante foto in cui dovevo avere all'incirca dodici anni.
Ah, dimenticavo: la bandiera della foto è mia, regalo di un amico americano. Ce l'ho ancora appesa in casa.
 

26 commenti:

  1. Mi è molto piaciuto il tuo articolo, Silvia. Sai cos'è naif? Non tanto lo stile, ma il fatto stesso di parlare di pace in un mondo della cui corruzione siamo sempre più consapevoli. Larghi settori dell'economia mondiale si basano sull'industria bellica... tutto viene manipolato, anche le nostre coscienze. :-(

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    1. Il mio modo di pensare è un po' cambiato da allora. Dopo aver partecipato con entusiasmo al movimento anti-globalizzazione di quegli anni e averlo visto rimpicciolirsi e fallire su tante cose, ma soprattutto dopo aver partecipato a quelle oceaniche marce per la pace e aver visto i potenti sbattersene e fare comunque la loro schifosa guerra, sono diventata molto più pessimista. Adesso guardo con tenerezza e commozione chi si batte per la pace nonostante tutto, e preferisco concentrarmi sulle piccole storie di chi si impegna per cambiare qualcosa in quello che gli sta intorno, nel suo personale "inferno dei viventi".

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  2. Ora mi leggo tutti i tuoi post sulla tua America da minorenne :-) sbaglio o ci rifugiamo nei ricordi del passato per sfuggire all'agghiacciante presente? Lo dico soprattutto per me ;-)
    O forse si cerca il filo rosso della speranza e della pace? Ti abbraccio, Silvia.

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    1. Oh, il presente era agghiacciante anche allora :-(
      Ho deciso di ripubblicare questo articolo un po' perché sono convinta che la pace sarà sempre l'unica soluzione, e un po' perché ho nostalgia di quel mio sguardo così idealista e naif sull'America, quando ancora non ci abitavo.

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    2. Era agghiacciante, sì, ma allora forse si credeva ancora attivamente. Partecipai al social forum di Mumbai, era il 2004, ci mettevo tutta me stessa, credevo nelle infinite possibilità. Adesso come te, guardo quelle manifestazioni con tenerezza ma distacco. Hai fatto benissimo a ripubblicare questo tuo articolo in un momento in cui tutto sta crollando, dentro e fuori le nostre coscienze.

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  3. Eh no, qui mi serve tempo per leggere tutto ;)

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    1. Lo so, lo so... le storie della minorenne in America però sono brevi, e corredate da fantastiche foto vintage!

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    2. Lette! Che matta :) La foto con la mela è bellissima!

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    3. Vero? E' l'unica che non ho fatto io! ;-)
      (Be', è anche l'unica fatta con una macchina decente!)

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  4. Che bell'articolo Silvia, incoraggiante e interessante. Il finale, poi, è davvero una bella lezione da tenere SEMPRE a mente. Sì, dopo il post di ieri ci voleva un po' di ottimismo :)

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    1. La settimana prossima pubblicherò la seconda parte, con altri personaggi bellissimi!

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    2. Tanto col tuo blog ho appuntamenti quotidiani, la seconda parte non me la perderò ;)

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  5. Ho provato delle sensazioni simili a quelle che descrivi nel tuo articolo un mesetto fa a Londra. Grande manifestazione nazionale contro il governo, con sindacati, partiti politici, lavoratori del settore pubblico e infine i fantomatici PIGS (portoghesi, italiani, greci e spagnoli). In totale 150.000 persone (per gli organizzatori). A me sono sembrate un po' pochine. Londra ha più di 8 milioni di abitanti: possibile che a nessuno andava di manifestare? In Gran Bretagna i tagli al settore pubblico, soprattutto alla sanità e all'istruzione, saranno ben consistenti nel prossimo futuro. Mi aspettavo una mobilitazione quasi epocale, e invece probabilmente c'erano più persone ammassate in Oxford Street che per il corteo. "Ma da voi in Italia c'è più mobilitazione, molte più persone scendono in piazza. Qui da noi è già un risultato". Questa risposta mi ha lasciato un po' perplessa. E ho guardato con favore al mio paese. Mentre stavo entrando nel corteo, la piccola banda che camminava al mio fianco ha iniziato a suonare Bella Ciao. L'ho interpretato come un segno del destino. Non sarà che gli anglosassoni dovranno prendere ripetizioni dai PIGS?
    Comunque è bello leggere di quello spaccato della società statunitense di cui scrivi nell'articolo. Avrei voluto essere anch'io a casa di Don e Marion!!!

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    1. Gli anglosassoni non sono mai stati molto amanti delle manifestazioni di piazza, sicuramente molto meno di noi europei del sud. Ricordo che anche allora, quando noi a Roma eravamo tre milioni (tre milioni!!!), a New York erano qualche centinaia di migliaia ad andar bene, e già erano tutti soddisfatti del risultato.
      Don e Marion erano mitici!

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  6. Bello il tuo articolo, Silvia: anche se con molti anni più di te avrei scritto all'epoca le stesse cose, forse meno bene, ma con le stesse idee dentro. Sono cambiata anch'io e ora credo che non si possa cambiare la società, ne tantomeno influenzare la pace o la guerra, se non difendendo ognuno, nel proprio quotidiano e a denti stretti le proprie idee, sul lavoro, in famiglia, con gli altri.
    È la politica delle piccole cose, delle gocce che fanno il mare. Speriamo che serva...

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    1. Sì, c'è sempre questo dubbio: speriamo che serva. Sono piccole cose, e serviranno nel loro piccolo. D'altronde, noi più di questo non possiamo fare.

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  7. Bello l'articolo e bello il commento in cui dici dello sguardo idealista e naif su un paese che ancora non conoscevi cosi' bene. Ma quello sguardo e' parte di quel processo che ti ha portata qui e che inevitabilmente con il tempo e' cambiato e diventato maturo. Mi piace tanto questa consapevolezza Silvia. Mi piace questo tuo essere cosi' combattuta, perche' e' un sentimento vero, una ferita inaspettata che fa ancora male e che fa fatica a rimarginarsi.

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    1. Eh, già. Quando a deluderti sono quelli a cui hai voluto più bene, la ferita brucia ancora di più.

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  8. Nel 2006 stavo seguendo alcuni corsi di storia nel mio college e molti dei miei compagni di classe erano militari attivi. Erano furenti perche' la maggior parte di loro erano contrari alla guerra ma venivano rappresentati dai media e dai pundits (Fox Channel al primo posto) come guerrafondai. Poi ho scoperto che per loro era illegale esprimere criticismo contro il presidente e i suoi piani di guerra.

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    1. Anche parecchi generali erano contrari alla guerra, se non sbaglio. Non perché si fossero improvvisamente trasformati in colombe, ma perché sapevano che sarebbe stata un disastro.

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  9. L'articolo lo leggerò con calma. Sono curiosa di sapere se la bandiera ce l'hai qui in Italia o a SF.

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  10. Uh, quegli anni Mr.Fedo era in America...

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  11. bello l'articolo. io sono in piena fase di transizione sul manifestare, sto passando da "a qualcosa servirà" a "tanto nessuno ci scolta". sono combattuta.

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    1. Ti capisco. Non è bello sentirsi ciniche, però è anche vero che le manifestazioni sono forse una forma di protesta ormai poco efficace: il potere se le aspetta, le gestisce più o meno violentemente e poi riprende a fare quello che gli pare. Forse è ora di inventare nuove forme di protesta, più nuove, più inaspettate.

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