Nell'articolo di Gian Arturo Ferrari "Una prigione intima che parla di noi. Come in Tolstoj", pubblicato sul Venerdì di Repubblica dell'11 marzo, a pag. 35 si legge:
"Ma quel che c'è in lui di inarrivabile e unico è l'ampiezza della tastiera, la capacità di aderire in ogni piega a una realtà che anche il remoto lettore italiano (coadiuvato da una traduzione, di Silvia Pareschi, commovente nella sua bellezza), riconosce immediatamente come propria."
complimenti :-)
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