martedì 11 settembre 2012

Cose che non rimpiango dell'Italia/1


Una scuola per cui ho lavorato negli Stati Uniti: 
 - primo pagamento a metà trimestre e saldo finale prima ancora che il trimestre sia finito.

Una scuola per cui ho lavorato in Italia: 
 - pagamento a  180 giorni;
- uno "spiacevole contrattempo" costringe a rimandare il pagamento, che diventa a 270 giorni;
- un secondo "spiacevole contrattempo" costringe a rimandare il pagamento, che diventa  a 360 giorni.

Secondo voi dopo un anno mi pagheranno? 

(PS: Non sono tutti così, ovviamente. Anzi, in genere lavoro per committenti italiani molto corretti e puntuali. La differenza, forse, è che qui un committente che non paga non dura molto, mentre in Italia in qualche modo riesce più facilmente a cavarsela.)
 

25 commenti:

  1. Wow, committenti che pagano in tempo!
    In Italia sono diventati rari, ormai, nel pubblico poi non ne parliamo. Alcuni miei amici hanno dovuto aspettare 14 mesi per ricevere la retribuzione per un corso di 150 ore presso scuole elementari. Neanche ci speravano più.

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  2. Uno dei motivi, non l'unico, per cui vorrei vivere in America: il rispetto del lavoro degli altri.
    Un anno? Non è poi così tanto, dai.... Mio marito aspetta dei pagamenti da un anno e mezzo...!! ;-)

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    1. Il problema è anche la frustrazione, il fatto di sapere che più o meno non puoi farci niente.

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  3. il primo committente che non paga è lo stato, giusto per dare il buon esempio.
    e no, non c'è proprio da rimpiangerla questa cosa.

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    1. Sì, lo stato ha mandato in fallimento un sacco di imprese...

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    2. E sempre a proposito del rapporto stato/imprese, ho appena trovato questo post, che riassume bene il motivo per cui è impossibile aprire nuove imprese in Italia.

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  4. Anni fa, quando ancora ero spersa tra lavoretti vari, mi avevano proposto una giornata vestita da clown, per la precisione a metà agosto, per 30 euro.

    Pagamento a 90 giorni. Ora, so che non è questione di cifre, ma 30 euro a 90 giorni? Non saprò mai se mi avrebbero pagato in tempo.

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    1. Il problema è che se già ti offrono una miseria e una scadenza di pagamento ridicola, è probabile che il loro rispetto per il lavoro altrui sia alquanto basso.

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  5. E l'editoria americana come paga? Sono puntuali? Io sto aspettando ancora il saldo di un libro pubblicato 9 mesi fa, traduzione consegnata un anno e mezzo fa. Senza parlare degli editori che non pagano per niente...

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    1. Dipende dal committente, alcuni tardano anche qui, ma non di un anno!
      Gli editori che non pagano per niente in Italia più o meno si sa quali sono, ma sappiamo anche che non si può dire, altrimenti veniamo accusate di diffamazione.

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  6. sono cose davvero tristi, e tra l'latro quando si lavora il non sapere quando pagheranno toglie anche un po' di sano entusiasmo!

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    1. Ero anche stata avvertita, sai. E comunque sì, l'entusiasmo di lavorare per loro è morto e sepolto!

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  7. Lavoravo come psicologa scolastica. Impossibile non dover aggiungere un altro tipo di attivita', come quella privata, quando i pagamenti arrivano alla fine dell'anno, ed erano sempre salti mortali. Inizi a novembre e ti pagano a luglio, e ovviamente se ne vanno interamente in tasse. L'attivita' privata e' ballerina per definizione, e inizia a novembre e finisce a giugno. Quattro-cinque mesi senza guadagnare nulla. Poi dici che espatri.

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    1. Qui non è tutto rose e fiori, tu sai come la penso. Però bisogna essere obiettivi, l'Italia purtroppo si sta scavando la fossa da sola.

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  8. Ho letto il post sulle motivazioni per cui e' difficile/impossibile aprire un'attivita' in Italia e chi lo fa comunque... merita tanto rispetto.
    Non essendo piu' in contatto con la realta' italiana, tu pensi che sia un problema risolvibile, prima o poi?
    Il post che segnali mi ha fatto ricordare quando, alcuni anni fa, chiedevo spiegazioni al perche' grandi multinazionali come MAry Kay, oppure Pampered Chef non entrano in ITalia, mi era stato detto che era perche' non e' un paese che aiuta i piccoli(sismi) imprenditori, cioe' gli "independent consultants" che sono l'anima di societa' di vendita diretta. Riassumendo brevemente, uno deve pagare le tasse sul profitto prima ancora di averne uno. Sembrerebbe un programma per pazzi.
    E' molto piu' facile aprire un'impresa in Cina che in Italia.
    E poi diventa un circolo vizioso, chi non viene pagato, non puo' pagare a sua volta... e la cancrena si diffonde...

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    1. E' proprio così, bisogna pagare le tasse sul profitto prima ancora di averne uno. E ti dirò di più: se poi decidi di chiudere la tua attività, devi pagare anche per chiuderla. Io non sono un'esperta di queste cose (e infatti sono in una situazione pessima con la doppia tassazione, proprio perché non ci capisco niente), ma posso citare almeno la storia di un amico. Un ragazzo intelligente e intraprendente che ha avuto una bella idea per un prodotto da sviluppare inizialmente da solo. Un'idea di sicuro successo, che però per adesso è morta perché le tasse che avrebbe dovuto pagare anche solo per cominciare lo avrebbero mandato in rovina fin dall'inizio. E' molto triste vedere queste intelligenze sprecate, è una cosa che fa davvero arrabbiare.

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  9. Lo Stato, per sua stessa ammissione è un "cattivo pagatore" solo che allo Stato non si possono fare decreti ingiuntivi di pagamento... 'stardi...

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    1. E poi si dice che non c'è senso civico e che c'è scarso rispetto per lo stato...

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  10. Non è un caso che quando si deve trovare una metafora giusta per qualcosa di mirabolante e utopico..si ricorre all'"America"....No?:-)

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    1. Eh, allora vuol dire che io sono capitata da un'altra parte. Al di là dei pagamenti puntuali (che lo ammetto, non sono poco), qui di mirabolante e utopico c'è solo la follia degli abitanti!

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  11. Si' in Italia è un problema essere pagati e come si sa il committente più inaffidabile è lo Stato. Io lavoro, part time, per un Museo al Ministero dei Beni culturali e mi occupo di didattica.Sono anni ormai che non riusciamo ad avere più alcun collaboratore esterno. I tempi lunghissimi dei pagamenti sono noti: c'è gente che c'è invecchiata, aspettando. Il problema è che ora non è nemmeno più una questione di tempi. E' che i soldi, in Italia, non ci sono più, né del Ministero né degli sponsor. E non so nemmeno cosa aspettarmi dal futuro.

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    1. Ecco un altro problema, gli sponsor. Qui negli Usa la sponsorizzazione dei privati a progetti culturali (e di beneficenza, e di ogni altro tipo) è altissima. Non si tratta solo di una differenza culturale, ma anche del fatto che tutte le donazioni sono detraibili dalle tasse.

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  12. Ho pubblicato un racconto su una rivista, pagamento 120 giorni fine mese, ovvero fine maggio, ovvero mai visti i soldi. E pretendevano da me una nota spese con una bella firma, cosa che non ho fatto, in modo che loro accanto alla mia firma avrebbero potuto mettere un timbro pagato. Alè e ci avrei rimesso pure la ritenuta d'acconto. SPARITI. Il giornale però resiste...

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    1. E come se non bastasse, né tu né io possiamo nominare pubblicamente il committente che non paga, per non contravvenire alla legge sulla diffamazione. Ecco perché il giornale resiste.

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