lunedì 11 febbraio 2013

Alcune cose che infastidiscono una traduttrice

Lui mi capisce
Così, in ordine sparso. Non sono tutte, ma nella vita non si può mica stare sempre infastiditi.

1) Quella che un giorno mi ha detto: "Senti, mi dici come si fa a diventare traduttrice? No, sai, perché mi servirebbe proprio un lavoretto adatto a una che non ha davvero bisogno di lavorare..."

2) Sentir raccontare in questa bella intervista che una collega francese si è comprata una casa con i suoi guadagni di traduttrice (in questo caso, più che di fastidio, sarebbe più appropriato parlare di invidia).

3) Le recensioni in cui non viene citato il nome del traduttore (l'ho già detto un sacco di volte, lo so).

4) I titoli di articoli sulla traduzione che contengono le noiosissime espressioni "lost in translation" e "traduttore traditore". Ultimamente mi è venuta in uggia anche "la vita agra" di bianciardiana memoria. E su, dai, un po' di fantasia!

69 commenti:

  1. ma la numero 1 aveva mai letto un libro in vita sua?
    per la 3: basta sguinzagliare una Silvia Pareschi in giro per blog e si risolve presto il problema ;)

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    1. La numero 1 purtroppo temo di sì.
      Per la 3: haha, sono il terrore delle blogger! :-D

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  2. Ma quella del punto 1 ha mai provato a tradurre qualcosa, in vita sua?
    Persino io, che avrò tradotto testi al massimo da una pagina e mezzo, so che è un lavoro davvero pesante...

    Capisco anche il tuo fastidio per il punto 3.

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    1. Be', pesante pesante magari no. Diciamo... intenso.

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    2. Diciamo *mentalmente* pesante, per distinguere dai lavori che affaticano il fisico :)

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  3. Un lavoretto per chi non ha davvero bisogno di lavorare???? Ma l'hai presa a martellate sulle dita, un dito in un occhio, le hai sputato in faccia, cosa?
    Piuttosto è ora di dare dignità ai lavori editoriali.

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  4. Sinceramente, anche a me i titoli banali cominciano a stufare! :)
    Giordano

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  5. sai che io ho fatto la tesi di phd sulle annosissime questioni interpretative del diritto ue che in teoria e' identico in tutte le lingue in cui e' tradotto e in pratica ovviamente la traduzione tende a incasellare la norma nel contesto giuridico nazionale..ti potrei dire che oltre a traduttore traditore e lost in translation, dalle parti dei giuristi multilinguisti va anche molto il marzulliano diritto dritto o divergente

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  6. Non scordarti di "bella e infedele", un altro evergreen...

    Laura Prandino

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    1. Come ho fatto a dimenticarmene! Ora l'uggia mi sopraffà.

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  7. Per me che faccio fatica a tradurre persino i miei pensieri in parole, il tuo lavoro è più che un mestiere. È un'arte. Massimo rispetto e stima quindi.

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  8. Ma dirgliene quattro in una certa lingua e metterla a tradurre così tanto per fare un po' di pratica nel lavoro di cui non ha bisogno?! Certa gente ha davvero la faccia come...va beh, buona settimana STIMATISSIMA traduttrice :)

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  9. eheh... consolati: il punto 2 vale anche per gli scrittori. I Francesi leggono tanto (e bene). Gli italiani pochissimo (e male... basta guardare cosa arriva in classifica...)

    al punto 3 ho definitivamente rimediato proprio grazie a te! :)

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  10. Come volevasi dimostrare, punto 4 "la vita agra": http://www.ilpost.it/2013/02/09/traduzioni-libri/

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    1. Simpatici però i commenti, soprattutto quello che dice "Intanto qui al Post potrebbero cominciare ad aggiungere il nome del traduttore quando citano brani di libri tradotti."

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  11. Silvia, ieri non abbiamo fatto altro che parlarne, hai visto? :D su, facciamo un calendario insieme! ;))

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  12. Silvia, dai, facciamo il calendiario dei traduttori! ;D

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    1. Gaja, ma io non scherzerei su questa cosa. Torno in Italia ad aprile, tu sei a Roma? Organizziamoci e facciamolo davvero, io ci sto!

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  13. Quella del punto uno sei riuscita a lasciarla in vita? Ti ammiro :P

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  14. Nel mio elenco al punto 1 figura la sorprendente ignoranza intorno al concetto "traduzione". Molti sono completamente ignari del ruolo della traduzione: lodano testi difficilissimi e il merito lo attribuiscono esclusivamente all'autore. Il tutto avviene in buona fede perché l'esistenza del traduttore, quindi della traduzione, che non viene proprio contemplata.

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  15. Ma quella lì è la mia faccia quando non trovo la parola che cerco, proprio quella che hai sulla punta della lingua ma non vuole arrivare, quella che ti vengono tutti i sinonimi tranne lei... o quando mi incarto con qualche costrutto in italiano - che lingua insidiosa la nostra. Ah, manca solo il fumo alle orecchie ;-) Meglio che vada a imparare il washboard, va'...

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    1. A me 'sto washboard però mi sa tanto di mia nonna quando andava a lavare i panni nel lago. Meglio una chitarra elettrica, no?

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    2. Potrei suonare l'inno di Mameli con una Fender Stratocaster sul lungolago ;-)

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    3. Non so se i lombrosiani capirebbero i riferimenti culturali...

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  16. Io non posso che invidiare chi lo sa fare ( bene). Magari qualcuno confonde ancora il lavoro del traduttore con i compiti a casa del professore di inglese : " per domani voglio che traduciate queste 10 frasi" ... È anche lì non tutti son capaci a fare qualcosa di decente.

    A proposito, per curiosità, tu cosa ne pensi della traduzione di " Esercizi di stile" ( Queneau) fatta da Eco? L'hai letta? Dicono che quella di Calvino sia molto bella, a me è capitata solo quella di Eco con testo originale a fronte, ma non ne sono soddisfatta, penso si sia preso troppe libertà. :-/

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    1. Gli scrittori che traducono scrittori in genere fanno così, si prendono un sacco di libertà. Però Eco in quel caso non poteva fare altro che riscrivere e ricreare, viste le premesse.

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    2. Più che altro ha anche cambiato il contesto di alcuni passaggi...Esercizi di Eco :-P (scusa, ma, dopo averlo letto, Eco mi piace un pochino meno)

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  17. la 3 è, ormai, dopo l'ultima bacchettata, un imperativo categorico per me!
    Bacioni
    p.s.
    nella mia edizione de "Le affinità elettive" il nome del traduttore non c'è! Come è possibile?

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    1. Grazie del tuo Buckley di oggi.
      Non saprei, forse Goethe lo scrisse in italiano?

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  18. Devo ammetterlo, ho iniziato a rendermi conto del prezioso lavoro del traduttore solo da quando conosco il tuo blog. Chi pensa che sia un "lavoretto" forse non ha mai letto un libro, e farebbe bene a non cimentarsi perchè non riuscirebbe a metterci il cuore e la passione necessaria a fare un buon lavoro.
    Una mia cara amica ha appena visto pubblicato il suo primo libro tradotto da lei, e so per certo che la sua è pura soddisfazione di veder realizzato un lavoro in cui ci ha messo l'anima (e non è certo diventata ricca, non economicamente almeno). Tra l'altro si tratta di una gioia personale, siccome gli articoli non hanno riportato il suo nome (infatti è finita subito nella pagina facebook).
    Grazie per il vostro prezioso lavoro!

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    1. Come dice Amanda, mi aggiro subdola per il blog e bacchetto chi non cita il nome del traduttore.
      Congratulazioni alla tua amica, con l'augurio che il suo nome venga citato e soprattutto che diventi presto ricca!

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  19. La numero uno e' una perla.
    A me vengono gli incubi quando qualcuno mi chiede se posso tradurre in italiano, che e' la mia lingua, articoli sulla prematurita' o altre patologie perinatali. C'e' da dire che questi essendo tecnici sono anche abbastanza lineari, non oso immaginare un romanzo, mi farei troppe domande. Non ci si improvvisa traduttori, e' un lavoro che non farei mai, ad ognuno il proprio mestiere!

    Una volta una mia amica mi ha chiesto di correggerle il curriculum scritto da lei in un inglese a mio parere pessimo. Quando le ho evidenziato le frasi da cambiare si e' creata una situazione come quella che appare nel link del numero quattro. Non mi ha piu' chiesto aiuto.

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    1. Sì, poi c'è il problema di quelli che come nel link del numero 4 credono di saper tradurre... ma su quello magari ci farò un'altra puntata della serie pessimismo e fastidio.

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  20. Silvia : è da tempo che te lo volevo chiedere. Ma come si fa a diventare traduttrice? Come storica dell'arte non si guadagna nulla, come traduttrice invece....:-)

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    1. Grazia, in effetti credo di aver suscitato una certa curiosità fra le amiche. Un'altra mi ha scritto dopo aver letto il post: "Senti ma com'è che si fa a diventare traduttrici? No, perché sai vorrei comprarmi anch'io una casa in Francia."

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    2. Ecco, sì, com'è che si fa a diventare traduttrici? No perchè, anch'io come storica dell'arte avrei bisogno di un LAVORETTO A TEMPO PERSO... Ah ah ah!
      Silvia, posso sapere se hai risposto alla prima domanda? E quali parole esattamente hai utilizzato??

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    3. Ma niente, figurati, cosa vuoi che abbia risposto? Soffro anch'io di una sindrome molto diffusa: l'esprit de l'escalier (per questo preferisco sempre scrivere, piuttosto che parlare). Sorrisino scemo e via.

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    4. (No, vabbè, poi c'entra anche la diplomazia e il desiderio di non sprecare troppe energie.)

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  21. Io a voi traduttori voglio bene, e intendo dire che vi voglio bene DAVVERO!!!
    Concordo in merito allo scorno.

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  22. Se te ne capitano altre come la N.1, mandale af... a zappare.

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    1. Ecco, sì, forse potrei suggerire un lavoretto nei campi da fare così, a tempo perso...

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  23. Premesso che la mia "esperienza" di traduttrice si limita ai testi delle canzoni e risale alle estati di vacanza da scuola quando insieme ad un mio amico fraterno passavamo le giornate a tradurre e poi a confrontare il risultato, io nutro una profonda ammirazione e gratitudine per questo tipo di lavoro. Nella traduzione non solo c'è sempre il fondamentale imprinting del traduttore, ma cosa imprescindibile sono anche le "proprietá" che questo artista deve possedere quali l'ottima padronanza della lingua (non solo quella che traduce), la sensibilità, la conoscenza, la creatività, l'apertura, la bellezza, la pazienza. Tutto questo deve esserci e non vedersi.
    E non voglio pensare a quanti libri non mi avrebbero salvato la vita, se non tradotti. :)

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  24. Per la casa in Francia ...poi mi inviti? :) ;)
    la 3 da che ti ho letta non sgarro più, anzi ogni volta che recensisco un libro tradotto in italiano sento la tua presenza alla maniera di uno spirito Dickensiano e mi rimbomba nelle orecchie: "I LIBRI NON SI TRADUCONO DA SOLI, BLOGGER CITATECI!" e corro a cercare il nome del tuo collega per indicarlo! E piano piano rivedo anche i vecchi post.

    Una volta è capitata sul mio blog una tua collega e ho iniziato a stare male... infatti ha commentato un post dove non l'evavo citata, ho rimediato prima che me lo chiedesse. Paura...



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    1. Cacchio, mi sento uno sbirro! ;-)
      Rimedierò con la casa in Francia... Costa Azzurra va bene?

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  25. Ah, ma te l'ha proprio detto in faccia!
    Pensavo ti fosse arrivata una bella mail...
    Ad ogni modo, sei stata molto brava a mantenere la calma e a non sprecare le tue energie! Non so se ce l'avrei fatta al tuo posto...

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  26. Io credo che questo lavoro sia molto faticoso e richieda un impegno incredibile. Altro che lavoretto...

    Un bacione cara

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  27. Lo dici anche a me come si fa a diventare traduttrice? Visto che è un lavoretto facile facile e soprattutto ben pagato!!!
    ;-)

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    1. Un giorno me la comprerò la casa in Francia, vedrete, donne di poca fede! :-D

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  28. dai, ti porto una cosa bella per contro a questi pet hates: io col naso nelle librerie degli amici che esclamo di conoscere la traduttrice non appena becco un libro di franzen. :D celebre silvia!

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  29. Sono i mestieri editoriali in Italia che non hanno un briciolo di dignità. Dallo scrivere al tradurre, ma anche tutto quel che ci sta nel mezzo (e sono tanti mestieri).
    Io l'altro giorno dicevo a mio marito, ma perché non siamo nati da un'altra parte? Sarebbe stato tutto molto più facile, o forse meno degradante. (Perdona la franchezza.)
    Naturalmente approvo in pieno i 4 punti, e purtroppo ce ne sarebbero altri.
    Il p. 1 ad esempio, parliamone. Quando ti arrivano certe mail della serie "vorrei fare la traduttrice, mi dici come?", o quando ti chiedono candidamente, mi dai l'indirizzo del tuo editor? No, sai, perché, sai, ho scritto un romanzo e non so a chi spedirlo. Tu a chi lo hai spedito?
    Mavà.

    Om Shanti Shanti Om

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    1. Però tutto sommato siamo solo noi che decidiamo da chi lasciarci infastidire, e quanto, e quando.

      Om Namah Śivaya

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    2. Mi piace questa tua risposta, molto yogica.

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    3. Infatti, è una cosa che mi ha detto tempo fa il mio maestro di yoga! Proprio oggi ho visto un cartello in Water Street che diceva "Keep swimming", e ti ho pensata. Telepatia!

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  30. Purtroppo finchè ci saranno persone che la pensano come al punto 1) e valutano il mestiere del traduttore meno di zero, non c'è da stupirsi che la situazione qui sia ben diversa da quella della collega del punto 2).

    Ah, io alla lista dei fastidi aggiungerei anche quelli che non hanno ancora capito la differenza tra traduttori e interpreti... XD

    Nadia

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    1. Proprio così, infatti la lista inizialmente era più lunga, e comprendeva un paio di punti su quelli che sanno un po' l'inglese e pensano che non ci voglia niente per fare i traduttori, ma poi non volevo farla troppo lunga...

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  31. Io partirei dall'inizio, cioè dall'inizio della voglia di dar martellate sulle dita...
    Domanda: "In che ti sei laureata?"
    Io: "In traduzione" o "In mediazione linguistica" (come la chiamano ora?"
    Mi sono sempre chiesta quale fosse la risposta peggiore: secondo voi è "Cioè?" o "Ah, quindi hai fatto lingue!". Dico la verità: quando mi ritrovo a parlare con gente di un "certo" (è certo?) spessore, preferisco semplificarCI la vita dicendo "lingue"... Sigh

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