Con un articolo su Enemy aliens in America – I romanzi di Julie Otsuka e le storie dimenticate dei giapponesi schedati e internati nei campi di prigionia
National Archives image of Julie Otsuka's family in San Bruno,
California. The image is captioned "Family of Japanese ancestry arrives
at assembly center at Tanforan Race Track". Her grandmother is in the
hat, her uncle (age 7) is in the foreground and her mother is hidden
behind her uncle.
Bellissimo e molto interessante! Ammetto la mia ignoranza in merito, sapevo poco o nulla di questi fatti :(
RispondiEliminaTra l'altro Julie Otsuka è nella mia wishlist da un pezzo, sarà il caso che mi decida a leggerla :)
Non eri la sola a non saperne nulla. E' ancora un episodio poco conosciuto.
EliminaInteressantissimo articolo! Prima di leggerti conoscevo la questione solo attraverso il film di Alan Parker, Benvenuti in Paradiso, che, per forza di cose, romanzava un po'gli eventi.È, invece, molto importante conoscere i fatti e il clima storico del periodo. Ovviamente finora raccontato dalla parte americana. Metterò il libro di Julie Otkusa tra le letture da fare. Intanto, come sempre, grazie!
RispondiEliminaDavvero ben scritto, Silvia. La lacrimuccia oggi è toccata a me, quando ho visto la foto del "ritorno a casa".
RispondiEliminaVia via che leggevo ho cominciato a pensare a ciò che poi ho letto proseguendo: "La vita era più facile dissero, da questa parte della recinzione". Davvero un brutto clima e pochi diritti. Eppure, mi chiedo se oggi, dopo tanti anni, le cose sarebbero diverse.
Ma sì, dai. Ai giorni nostri non potrebbe mai succedere che si prendono dei presunti terroristi e li si rinchiude in un campo di prigionia senza diritti e senza processo... ehm. Ops.
EliminaInfatti, oggi i "campi di prigionia" ci sono per <a href="http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/02/16/news/amazon_germania-52784160/>molto meno</a>.
EliminaBellissimo articolo! Ricordo di aver conosciuto un insegnante di inglese a Roma che veniva da Seattle ed era di origine giapponese. Non mi ero neanche posta la questione di come fosse andata nel passato per la sua famiglia.
RispondiEliminaBellissimo approfondimento Silvia, ti ringrazio molto, bellissime le foto
RispondiEliminaBellissimo articolo, complimenti, l'approfondimento è molto interessante (e ho messo nella mia lista dei desideri Venivamo Tutte Per Mare). Che brutta questa Storia che si è ripetuta (e si ripete) in tanti luoghi e forme diverse, non impariamo molto, vien da pensare.
RispondiEliminaVien da pensare, sì.
EliminaApprofitto della Domenica e domani me lo leggo con calma, intanto ringrazio della segnalazione.
RispondiEliminaBravissima come al solito.
Grazie. Filo a leggerlo.
RispondiEliminaLa mia ignoranza è oceanica! Da quando ti conosco me ne rendo conto....... Uèèèèèèèèè!!!
RispondiEliminaMa cercherò di sgrossarla! Ci riuscirò? Boh...
Ma Titti, questa storia non la conosce nessuno! :-)
Eliminadal commento sopra vedo che e' cosa comune: incredibile non aver mai sentito parlare di questa storia. forse leggerei piu' volentieri, per gusti personali, quella di venivamo tutte per mare, che ha un titolo gia' cosi' bello.
RispondiEliminaMi fa piacere che ti piaccia. I titoli non li scelgo io, però avevo trovato curioso che alcuni avessero protestato per il cambiamento di titolo. E' vero che anche in inglese "The Buddha in the Attic" suona strano, però io non credo che "Il Budda in soffitta" fosse un buon titolo in italiano, preferisco senz'altro "Venivamo tutte per mare".
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