Amitav Ghosh è autore di splendidi libri come Il cromosoma Calcutta, Le linee d'ombra e i più recenti Mare di papaveri e Il fiume dell'oppio.
Come racconta Alessandra Muglia sul Corriere: "Amitav Ghosh risponde al telefono mentre si trova tra gli occupanti del Teatro Valle di Roma. Tra loro ha scelto di passare i primi momenti liberi della sua trasferta romana dopo incontri e presentazioni per il nuovo romanzo, Il fiume dell’oppio, in uscita da Neri Pozza. Lo scrittore indiano sembra incuriosito e sorpreso: 'Dopo i giovani manifestanti di Occupy Wall Street, ho visitato i movimenti di occupazione di otto città comprese Ottawa, San Francisco e Seattle, ma questo di Roma è molto diverso: più incentrato sulla democratizzazione della cultura che sui temi economici e sul capitalismo come gli altri', osserva. 'È difficile per questi movimenti riuscire ad avere un impatto diretto sul mondo nell’immediato, ma credo che possano incidere sul lungo periodo', valuta lui che nel suo nuovo romanzo, mix avvincente di storia e avventura, va alle origini del capitalismo occidentale: al commercio dell’oppio che ha visto indiani e inglesi concorrenti sui mercati cinesi d’inizio '800."
Amitav Ghosh ha pubblicato sul suo blog un bel reportage sul Teatro Valle Occupato, dal titolo A Roman Occupation.
Il reportage si conclude così: "In Rome one is reminded at every step of the many ways in which the past nourishes, nurtures and rejuvenates the present. This is why the value of the past cannot be measured in cash: because it is value itself, in the sense that it generates the values through which people evaluate the meaning of their own lives.
To turn to those who have preceded us on this earth is perhaps our first instinct in times of confusion and crisis. And it sometimes happens that our ancestors do speak back – and if we listen carefully we can even hear their whispers, amidst the silent bones of the things they have left for us.
That is the significance of ‘Occupy Teatro Valle’: it is trying to restore an appreciation of value to a world that seems to have forgotten what it is."
Vale la pena di leggerle l'intero articolo, perché è bello vedere questi avvenimenti raccontati da un occhio limpido e attento come quello di Ghosh.
Ghosh è anche uno di quei preziosi scrittori che riconoscono l'importanza del lavoro dei propri traduttori. Ecco cosa scrive di Anna Nadotti, la sua splendida traduttrice:
"She is a marvelous translator, one of those of whom it might be said, as Garcia Marquez said of Gregory Rabassa, that far from losing in translation the original gains something as it passes through their hands".
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