La prima segnalazione è un articolo pubblicato su Wired e scritto da Jonathon Keats (quello di Meet my husband), che dimostra perché Wikipedia dovrebbe entrare nella lista dei patrimoni culturali dell'Unesco, come richiesto da una petizione lanciata qualche mese fa da wikipedia.de.
Keats sostiene che "... Wikipedia doesn’t need the World Heritage List. The World Heritage List needs Wikipedia", perché "... To merit the name, World Heritage sites need to encompass the intangibles, to be virtual at least as much as they’re physical."
QUI trovate l'articolo, e QUI la petizione da firmare per aiutare Wikipedia a ottenere il riconoscimento di primo sito digitale patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
La seconda segnalazione riguarda invece una bellissima rubrica curata da Simona Mambrini per il sito dei dizionari Zanichelli. Si chiama "La parola al traduttore", e ogni settimana offrirà "uno spazio di parola a quel particolare professionista del linguaggio che è il traduttore: un maneggiatore/ manipolatore di parole che si scontra quotidianamente con la lingua e i suoi significati. Di volta in volta, un traduttore affronterà un particolare termine, un’espressione, un proverbio o un modo di dire per il quale non sempre esiste un traducente adeguato registrato nei dizionari, e che occorre costruire ingegnosamente o creare ad hoc per le specifiche esigenze del testo. I dizionari, infatti, costituiscono un prezioso strumento di lavoro a disposizione del traduttore, ma spesso le strade per arrivare alla soluzione più adatta, le mot juste, seguono traiettorie imprevedibili e percorsi non necessariamente prestabiliti. Questa rubrica vuole essere una sorta di 'aneddotica della traduzione' che rivela il processo di ricerca della risposta alla sfida sempre aperta della traduzione."
La prima puntata, questa settimana, è dedicata a Carmen Giorgetti Cima, traduttrice dallo svedese che ci racconta dei misteriosi skithusstickor di P.O. Enquist.
Che idea brillante questa rubrica Zanichelli! Grazie mille per la condivisione!
RispondiEliminaSilvia, mi è capito l'altro giorno sotto gli occhi un breve saggio di Borges che ho trovato bellissimo e perfetto per te.
RispondiEliminaSi chiama "Le versioni omeriche" e parla del "mistero delle traduzioni".
Sostiene, col suo spirito provocatorio, che i testi tradotti sono superiori agli originali. Perché i testi originali rimangono invariati nei secoli, ma "non c'è buon testo che non sembri invariabile e definitivo. I concetto di testo definitivo appartiene unicamente alla religione o alla stanchezza".
Si parla di "difficoltà assoluta di sapere cosa appartiene al poeta e cosa appartiene al linguaggio. A questa difficoltà felice dobbiamo la possibilità di tante versioni, tutte sincere, tutte genuine e divergenti."
L'ho trovata affascinante come idea!
Grazie Matteo, sì, in effetti è un'idea molto affascinante (un po' come tutto quello che scrive Borges)! Stavo appunto riflettendo su cosa leggere agli studenti del seminario la settimana prossima, e adesso che me lo hai ricordato credo che userò proprio questo saggio. Speriamo che venga fuori una discussione interessante!
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