giovedì 27 dicembre 2012

Quote of the day: David Foster Wallace

"Nella cultura americana, o comunque nell'Occidente industrializzato, c'è sempre stato un caratteristico e fortissimo disgusto per la frustrazione e la sofferenza [...] In moltissime altre culture se uno soffre, se ha un sintomo che lo fa soffrire, questo viene sostanzialmente interpretato come qualcosa di sano e naturale, un segnale del fatto che il sistema nervoso sa che c'è qualcosa che non va. Per queste culture, liberarsi dal dolore senza affrontarne la causa profonda sarebbe come spegnere il campanello d'allarme mentre l'incendio divampa ancora. Ma se soltanto guardiamo la miriade di modi in cui in questo paese ci sforziamo all'impazzata di alleviare quelli che sono semplici sintomi - dalle pasticche contro il mal di testa a effetto ultrarapido alla popolarità dei musical spensierati durante la Depressione - si vede una tendenza quasi compulsiva a identificare il dolore in sé con il problema."

Dall'intervista di Larry McCaffery a D.F. Wallace, realizzata per la Dalkey Archive Press nel 1993. Citata nel saggio "Brevi interviste con uomini schifosi: i doni difficili di David Foster Wallace", in Cambiare idea, di Zadie Smith, traduzione di Martina Testa.

31 commenti:

  1. Mi trovo assolutamente d'accordo, per innumerevoli ragioni ed esperienze. Un po' perché i miei nonni, entrambi medici, mi ripetevano sempre fino allo sfinimento che "la migliore medicina è nessuna medicina" (tranne alcune eccezioni, chiaramente), un po' perché fin da piccola ho sofferto di allergie e disturbi psicosomatici, e mi ci è voluto tanto dialogo con me stessa, ma alla fine sono riuscita - quasi del tutto - a risolvere il problema :)

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    1. Alice, medici come i tuoi nonni oggi sono una rarità assoluta!

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    2. Lo so. Da quando sono mancati e ho cominciato a comprendere come funziona la sanità pubblica, sto male! :D

      In realtà loro stessi mi avevano spiegato che era una questione di responsabilità: nel mio caso, potevano seguirmi costantemente. Non potendolo fare con ogni paziente, a volte occorreva prescrivere dei farmaci.

      Nello specifico, ho già cambiato quattro medici e sto pensando al quinto. Il problema è che tutte le volte che sto male o che chiedo un consiglio, anche solo per un crampo persistente, mi viene sempre e solo prescritto un antidolorifico, che rifiuto di prendere. Se conti poi la questione dei bonus sulle prescrizioni, è davvero difficile riuscire a fidarsi ciecamente del proprio medico.

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    3. Argh, il bonus sulle prescrizioni. Ricordo anche storie di vacanze gratuite offerte dai rappresentanti delle case farmaceutiche, ma forse oggi queste cose non si fanno più. (Ops)

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    4. Sì, ho anche sentito dire che gli asini volano! :)

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    5. ps. Ti consiglio la lettura di <a href="http://qualcosadaltro.blogspot.it/2013/01/niente-da-nascondere.html>questo</a> libro, che ha come protagonista proprio il dolore.

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  2. Come non essere d'accordo con Foster Wallace. Questa cosa l'ho pensata spesso per l'uso estensivo che si fa negli Usa di pasticche di ogni tipo, un uso che forse sta prendendo piede anche qui in Europa, per la felicità delle case farmaceutiche. Riguardo al rapporto tra arte e dolore, secondo lui lo scopo dell'arte 'vera' o 'alta' è quello di permettere al lettore (nel suo caso), tramite l'immaginazione, di identificarsi con il dolore dei protagonisti, creando una sorta di empatia che per Foster Wallace era impossibile nella vita reale, una sensazione che nutre e redime il lettore, facendolo sentire meno solo. Ma in una società che gira in senso opposto, ovviamente hanno la meglio tutti i tipi di arte commerciale, o 'bassa'; questi generi secondo lui sono redditizi perché riconoscono che il pubblico preferisce il 100% di piacere alla realtà, che di solito porta con sé una parte di dolore. Per questo riteneva che uno scrittore andasse incontro a una difficoltà senza precedenti se voleva impegnare sia sul piano dell'immaginazione che su quello intellettuale quel tipo di pubblico, abituato ad aspettarsi un'arte solo di puro piacere, che non includeva alcun tipo di fatica. Della serie: meglio non sapere e non vedere, così si vive tranquilli e beati. Non so come andremo a finire, se continueremo a mettere la testa sotto la sabbia. L'avevano già capito i greci, senza psicanalisi o altro, che il lutto e il dolore era meglio elaborarli... Ah, questo Natale negli Usa si è registrato il picco di vendita di armi: per me è una cosa davvero assurda, inconcepibile.

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    1. Proprio così, Samuela. Sei un'esperta di DFW!
      Ci pensi che bello, trovare un grazioso fucile d'assalto sotto l'albero di Natale? Ha ha, un paese pieno di teste di cazzo! (Ops)

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    2. Macché esperta, da brava scolaretta mi sono scritta alcune sue citazioni che mi piacciono molto e in cui mi ci ritrovo. Adesso sono curiosa di leggere quello che ha scritto Franzen.

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    3. Be', ma è questo che fanno gli esperti, cosa credi? ;-)
      Il saggio di Franzen su DFW lo trovi nell'ultima raccolta, "Più lontano ancora".

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  3. Purtroppo quest'interpretazione del dolore ha preso piede anche in Europa e ha prodotto terribili danni. Nessuno vuole più soffrire, tutti vogliono un antidoto istantaneo per non sentire. Ma chi non soffre non sa godere neppure dei momenti di benessere e di felicità.

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    1. Sagge parole. Poi dipende, eh. Quando sento arrivare l'attacco di mal di testa, una bella pasticca non me la toglie nessuno!

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  4. Verissimo e sempre più valido anche da noi.In una società edonista come la nostra la sofferenza deve essere combattuta o nascosta. E alle cause del dolore nessuno ci pensa, basta star bene nell'immediato.A Giacomo Leopardi oggi, forse, avrebbero prescritto uno psicofarmaco.

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    1. Ecco, il punto è questo. Va benissimo combattere la sofferenza, a patto che non ci si dimentichi di ricercarne le cause, sia fisiche, sia psicologiche, sia sociali.

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  5. Forse lui aveva provato a farlo, smettendo di assumere gli psicofarmaci e forse se è arrivato al suicidio è perché non ha saputo identificare il suo dolore.
    Liberarsi da certo dolore è spesso un viaggio lungo e solitario che passa attraverso la propria anima, non sempre si arriva alla meta, ma é doveroso provarci.

    Bellissime e toccanti le pagine che J. Franzen dedica all'amico D.F. Wallace nel suo ultimo saggio. Come solo un amico può fare.

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    1. Grazie Alle, tanti hanno frainteso quel saggio, ma io l'ho amato molto, l'ho trovato davvero sincero e doloroso. Come dici tu, le parole di un vero amico.

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  6. eppure credimi quando come medico proponi un percorso terapeutico da fare insieme medico-paziente la gente ti guarda scettica, vogliono la pastiglia magica, vogliono curare il sintomo non se stessi

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    1. Ti credo eccome, questo è il modo in cui funziona il 98% della medicina oggi.

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  7. Quand'ero piccola addirittura personificavo il dolore, era come una persona antipatica che mi dava fastidio, e pensavo: se lo ignoro smetterà di darmi fastidio ;)
    ora sono raffreddata, mangio e bevo le stesse cose di sempre, evito di vestirmi più pesante, o di stare troppo al caldo per non incorrere in sbalzi di temperatura eccessivi che peggiorerebbero la situazione e.. e basta, per migliorarla aspetto che passi.
    conosco persone che prendono medicine per un nonnulla, e ora hanno bisogno di dosi sempre maggiori anche per un mal di testa normale; a me, quando è capitato di stare davvero male da non poterne più, è bastata la dose per bambini (e naturalmente i nomi delle medicine non li conosco nemmeno)
    l'antidolorifico è la menzogna più grande proprio perché permette di sopportare il dolore, non di curare (eliminare) la causa! e finché ci sarà lei, ci sarà anche il dolore, e il bisogno di un antidolorifico..
    la mia cura di oggi è: cucinare, perché se sono raffreddata non sento i sapori, quindi anche una cosa fatta da me sembra buonissima :)

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    1. Io personificavo gli antibiotici, invece, come un esercito di minuscoli guerrieri che combattevano contro la malattia. Adesso sento gente che prende gli antibiotici per un mal di gola.
      Secondo me comunque tu guarisci prima perché il buonumore ti aiuta!

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  8. che bello quando leggi dei pensieri cosi' sagaci e collegati, che ti scoprono i meccanisimi. io ci riesco mica!

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    1. Però i "pensieri così sagaci e collegati" sono bellissimi!

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  9. Spesso le malattie vengono curate solo nel sintomo, perché è più semplice.

    Buon venerdì!

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  10. Però gli Stati Uniti sono anche il paese dove molte persone vanno dallo psicanalista per anni e dove sono nate le varie associazioni anonime per alcolisti, drogati, overeaters, che aiutano tanta gente ad affrontare il problema.

    Certo curare i sintomi è più facile e, diciamolo, meno costoso. Un percorso psicologico fatto bene non lo passa nessun sistema sanitario pubblico. La pillola invece sì. Almeno per ora.In Italia.

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    1. Quello che dici è verissimo. Però lo psicologo "della mutua" (non in senso negativo) c'è, e spesso è pure bravo.

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    2. C'è, ma i tempi d'attesa sono lunghissimi e ti dedica pochi minuti. A questo punto, va bene anche un buon amico che sappia ascoltare.

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    3. Sottoscrivo in pieno sul buon amico. Sulla disponibilità dello psicologo "pubblico" credo che dipenda come sempre da dove ti trovi. Qui al mio paesello so che non bisogna aspettare molto e che le sedute sono lunghe come quelle di un "privato". Però credo che il SSN ne passi dieci gratuite, se non sbaglio, e poi bisogna pagare qualcosa.

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  11. La mia idea è che con il dolore bisogna imparare a convivere.
    Stoicismo, insomma.
    Pretendere di cancellarlo, superarlo, eliminarlo, dimenticarlo è forse solo un'illusione.

    Già gli antichi greci però consigliavano il buon vino come aiuto per il dolore.
    Non sarà efficiente come le pasticche americane, ma di certo è molto più buono.

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    1. Non potrei essere più d'accordo, caro Chotto. Buon anno! :-)

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  12. Foster Wallace aveva capito un sacco di cose, sull'animo umano e sulla società in cui viviamo e i suoi scritti sono uno specchio lucido e perfetto, e quindi molto molto triste, della suddetta società. Curare il sintomo, annientare il dolore e non la causa è in perfetta sintonia con la logica del "se non lo vedo/sento non esiste" e questo credo sia pressochè catastrofico, sia a livello individuale (se ho malattie psicosomatiche perchè dovrei pensare a una probabilmente dolorosa psicoterapia quando bombandomi di cortisone spariscono le macchie?), sia a livello societario (in Siria bombardano? il 90% dell'umanità sta male e il 10% è straricca e potente? Chissenefrega finchè a casa mia ho i termo accesi e il nuovo tv?).
    Nonostante tutto, buon anno Silvia

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