lunedì 8 ottobre 2012

San Francisco e il benefattore del bluegrass

Negli ultimi anni me lo sono sempre persa, purtroppo (ormai lo so, non riuscirò mai a vedere Patti Smith dal vivo). E pensare che è una delle cose che mi piacciono di più di questa città.

Il mitico Hardly Strictly Bluegrass Festival (chiamato inizialmente Strictly Bluegrass; il nome venne cambiato dopo qualche anno, quando si cominciarono a invitare musicisti che suonavano anche altri generi di musica) si tiene il primo fine settimana di ottobre nel Golden Gate Park di San Francisco. L'ingresso è gratuito, e l'intero festival esiste grazie a una sola persona: Warren Hellman

Foto da qui, dove ne troverete tante altre
Morto nel dicembre 2011 e pianto da tutta la città, Hellman era un miliardario generosissimo che, fra le altre cose, aveva deciso di creare un festival di musica bluegrass e regalarlo alla sua amata San Francisco (il suo "selfish gift", come lo chiamava lui). Dal 2001 in poi, Hellman ha finanziato completamente di tasca propria l'intero festival; negli anni, diverse aziende si sono offerte di co-sponsorizzarlo, ma Hellman ha sempre rifiutato, perché voleva che i concerti rimanessero gratuiti e senza pubblicità. Niente sponsor invadenti, niente cartelloni e spot: solo un sacco di musica gratis per tre giorni. Nel 2011, il festival ha attirato circa 750.000 persone. Alla sua morte, Hellman ha lasciato sufficiente denaro perché il festival possa andare avanti per almeno 15 anni.

23 commenti:

  1. Wow, per altri 15 anni! Avrai tempo per rifarti. Ecco, almeno 'sti riccastri americani finanziano un bel po' di cose interessanti.
    Avevo visto che c'era Patti e t'avevo pensata, te tapina. Dai che un dì ce la farai!

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    1. Sì, la cosa buona dei riccastri americani è che spesso danno via un po' di miliardi per buone cause (nessuno in questo batte il "cattivone" B.G. Non ne scrivo il nome per intero perché su internet basta nominarlo per diventare oggetto di attacchi maligni).
      Alla Patti ci ho rinunciato, sono entrata in uno stato di atarassia zen.

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    2. Azz, cattivone? Ne suscita più si S.J. dici?
      Sì, lui addirittura "sperpera" parecchio. Secondo me comunque farebbe un grande atto di beneficenza per diversi milioni di utenti se s'impegnasse a migliorare un po' il suo Winzoz :)

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    3. Ma scherzi, il santo Steve?
      Pensa che qualche giorno fa stavo per pubblicare un post che avevo già pronto dalla sera prima, e per fortuna che prima di pubblicarlo l'ho riletto: la foto che avevo messo era stata trasformata per qualche misterioso motivo in un'enorme immagine di B.G vestito da nazi con dietro tutta un'armata di soldati nazi!

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    4. Trasformata? Cioè?!
      Comunque negli ambienti nerd informatici che frequento (poco) io non c'è spazio per la santità di SJ, e meno male :D

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    5. Non lo so, una cosa misteriosissima. La sera prima c'era Junot Diaz che sorrideva gigione e il mattino dopo c'era l'armata del male guidata da un nazi BG! Oltretutto quel mattino mi ero alzata alle 6 per prendere il treno, e quando ho acceso il computer di corsa per pubblicare il post prima di uscire mi sono ritrovata davanti quell'immagine agghiacciante. L'ho cancellata subito, quindi ho solo un vago ricordo avvolto nei fumi del sonno...

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  2. Che meraviglia: niente sponsor, cartelloni e spot. Si fa quasi fatica a credere che ci sia una cosa del genere... e di qualità, per giunta!
    Che splendido selfish gift :)

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  3. Che merasviglia! Da noi, per lo più, i riccastri finaziano squadre di calcio...

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  4. @Alice e Grazia: quello dei benefattori americani è un argomento che mi è sempre stato molto a cuore, avendo anch'io beneficiato, a volte, della loro generosità in campo culturale. Tutte le donazioni sono "tax deductible", certo, ma questo non basta a spiegare l'inequivocabile generosità di molti riccastri americani. Non so bene da dove nasca (retaggio religioso? Senso di colpa? Convenienza?), però ogni volta mi sorprende. D'altronde, sempre per tornare al summenzionato "cattivone", pare che dal 2007 a oggi abbia distribuito 28 miliardi di dollari in beneficenza, cioè circa il 48% della sua ricchezza.

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    1. Sono troppo idealista se dico che è un retaggio del (pre) '68? Alla fine l'hanno inventato là, qualcosa avranno pur seminato...

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    2. Mi piace la tua idea, ma no, il '68 non c'entra. I grandi filantropi risalgono a molto prima: Andrew Carnegie, il secondo uomo più ricco *di sempre*, distribuì in beneficenza il 90% della propria fortuna. John D. Rockefeller, il *primo" uomo più ricco della storia (in termini odierni il suo patrimonio ammonterebbe a 329,9 miliardi di dollari - quello di BG ammonta a soli 53), che controllava da solo il 2,53% del PIL americano, donò la rispettabile somma di 11 miliardi di dollari (valore attuale).

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    3. Mi sono imbattuta nel libro "Il vangelo della ricchezza", sembra interessante la questione delle fondamenta di un "capitalismo più giusto". Vista così è davvero una materia succulenta da approfondire...

      Ma poi, dai, che se ne devono fare dei fantamiliardi?! Il bagno nelle monete nel deposito?

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    4. Ah, ecco, ho trovato la voce su wikipedia.
      Appena ho tempo me la studio.

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    5. Il capitalismo giusto non esiste!
      Scherzi (mica tanto) a parte, mi sa che il libro di Carnegie me lo compro: anch'io la trovo una materia succulenta da approfondire. E a proposito del titolo: è lo stesso di un brano che ho tradotto dal New Yorker qualche settimana fa per farci un post. Domani lo pubblico!

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  5. odio quando fanno qualcosa di figo in Italia e sono a Lisbona e viceversa!

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    1. Taci, non me ne parlare. Patti Smith ha studiato il calendario dei suoi concerti apposta per trovarsi sempre sul continente opposto a quello dove sto io.

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  6. Magnifico questo mecenate della musica! Avessi tanto denaro quanto lui, farei la stessa cosa in Italia! E questo genere di mecenatismo culturale pare che in Italia non esista, o almeno, non esista più.

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    1. Eh, sì. E ormai è pronto il SF Jazz Center di cui ho parlato qui, per il quale un benefattore anonimo ha donato 20 milioni di dollari.

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  7. Ciao, Silvia! Non sapevo cosa fosse la "Bluegrass music" (una branca della country music, con le radici nelle antiche ballate inglesi e scozzesi, praticamente). Bèh, meno male che ora sono ammessi anche altri generi di musica al festival, in modo da incontrare i gusti di più persone.
    Ho letto con interesse il link sull'origine della filantropia americana. Interessante, ma non dimentichiamo che anche nell'Inghilterra vittoriana c'era, nelle classi benestanti, un diffuso spirito filantropico. Questo però non impediva loro di sfruttare il lavoro minorile e femminile in fabbriche simili a prigioni.
    Voglio dire che a volte diventa una forma di ipocrisia. Non vale per tutti, ovviamente, ma io sono propensa a vederla come hai detto tu e cioè che alla base ci possono essere sensi di colpa e convenienza (leggi: tasse). Più apprezzabile, dunque, quando le donazioni sono anonime.

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    1. Ciao Rose! Hai ragione, se fosse solo un festival di tre giorni di bluegrass forse sarebbe... ehm... meno interessante.
      E hai perfettamente ragione sulle origini della filantropia, che dall'Inghilterra vittoriana è sbarcata direttamente in America, e che spesso è soffusa da un alone di ipocrisia. Perciò viva senz'altro le donazioni anonime, ma comunque sempre meglio i ricchi che donano ipocritamente a buone cause di quelli che al massimo si comprano una squadra di calcio! :-)

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  8. Quest'è sicuro! Ciao, bellezza! :-)

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  9. Lo piango anche io questo Hellman :( Che bello che esistano ancora persone così, individui che amano la propria città, la musica, e che vogliono condividerla con il resto dei cittadini e visitatori.
    Ce ne fossero di più!

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    1. Si, quando mi sono lamentata con Mr K del mio ennesimo fiasco con la Patti, lui mi ha detto: "Ah, allora lo fanno ancora, il festival? Quando Hellman è morto tutti temevano che sarebbe finito." Poi ho controllato e ho visto che aveva lasciato i fondi per farlo continuare ancora 15 anni. Che persona meravigliosa.

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